8 Tecniche per formulare gli obiettivi nel modo corretto

I 12 fattori che definiscono un obiettivo ben formulato per la crescita dello Studio Dentistico

Ciao e Benvenuta o Benvenuto in questa nuova puntata di “Grassi Risultati in Odontoiatria”.
Questo episodio, è la seconda ed ultima parte di un episodio che ho diviso in due, per trattare un argomento estremamente importante che merita di essere approfondito nel modo giusto.
Perché stiamo parlando di obiettivi ben formulati: gli unici cioè, che servono davvero per raggiungere più facilmente i risultati.

E lo stiamo facendo in un modo un po’ particolare, perché nello scorso episodio abbiamo iniziato con lo sviscerare tutte le conseguenze che ci sono nel lavorare senza chiari obiettivi e, pur avendo dei chiari obiettivi, le conseguenze che ci sono nel lavorare se questi obiettivi non sono correttamente formulati.

Perciò, se non hai ancora ascoltato o letto lo scorso episodio, ti consiglio di farlo adesso seguendo questo link >>Come formulare correttamente gli obiettivi

Perché partire da qui senza i ragionamenti che abbiamo fatto nello scorso episodio, di fatto non ti aiuta a seguire correttamente la questione. Anche perché, nella scorsa puntata ho già spiegato i primi due degli otto metodi di cui dobbiamo parlare.

 

Quale formato scegli?

 

A questo punto puoi decidere se ascoltare questo argomento grazie alla puntata del podcast “Grassi Risultati in Odontoiatria”, guardare il video oppure se immergerti nella lettura delle mie parole. A Te la scelta!

Qui sotto puoi ascoltare il podcast.

 

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Oppure continua a leggere.

 

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6 ulteriori tecniche per la definizione degli Obiettivi

 

Nello scorso episodio abbiamo approfondito la tecnica SMART e la sua evoluzione SMARTER, i primi due metodi della definizione di obiettivi ben strutturati.

Il terzo di cui ti voglio parlare è quello della tecnica CLEAR.

 

La Tecnica CLEAR

 

La tecnica CLEAR è stata introdotta non da una persona di business ma da Adam Kreek: un olimpionico canadese. E te ne voglio parlare perché al suo interno, proprio per il background di Kreek, c’è una sfumatura molto molto interessante.

Perché CLEAR – che in italiano significa “chiaro” – è un acronimo, per cui ogni lettera corrisponde a una caratteristica di un obiettivo ben formulato.

 

Il significato dell’acronimo “CLEAR”

 

La C sta per collaborativo.
Collaborativo perché gli obiettivi che vengono dati, soprattutto in un Team, devono incoraggiare la collaborazione, la sana competizione e non tanto creare contrasti.

Tante volte invece, ho visto Organizzazioni darsi obiettivi in contrasto tra alcune delle funzioni interne.

La L sta per limited, cioè limitato.
Nella definizione di Kreek, “limitato” significa che è definito in funzione della durata emozionale, nel senso che, l’obiettivo deve essere emotivamente coinvolgente per dare motivazione alle persone.

Poi la A sta per apprezzabile, nel senso che l’obiettivo deve essere frammentato in piccoli pezzi.
Cosa che reputo fondamentale.

Se ci pensi, nell’approccio del Sistema Operativo Profit Monday c’è la logica della matrice 3×3, che serve proprio a spezzettare l’obiettivo annuale nei suoi tre obiettivi primari e spezzettare questi tre obiettivi primari nei suoi tre sotto obiettivi.

La R poi sta per refinable, “rifinibile”. Nel senso che l’obiettivo, deve essere approcciato in maniera flessibile. Ciò significa che non è una cosa che è scritta nella pietra. Tutt’altro: deve poter essere modificato, in base ai cambiamenti di priorità, di contesto e di scenario.

Questo approccio è particolarmente utile, è una variante particolarmente utile nei contesti di Team, dove la collaborazione e l’engagement emotivo, dal mio punto di vista, sono cruciali per il successo.

 

La Tecnica PRISM

 

La quarta tecnica di cui voglio parlarti, è la tecnica PRISM, per la quale non c’è un vero e proprio creatore, nel senso che non si attribuisce a nessuno il metodo nello specifico. Ed è un metodo al quale si fa riferimento in moltissimi contesti aziendali.

 

Il significato dell’acronimo “PRISM”

 

La P di PRISM sta per purpose, cioè scopo.
Questo significa che non basta definire un obiettivo, l’obiettivo deve avere uno scopo più alto, chiaro e significativo.
Vale a dire che deve rispondere alla domanda: perché questo obiettivo è importante nella realizzazione del nostro Grande Piano?

La R sta per relevance, cioè deve essere rilevante.
Deve essere rilevante farlo, non farlo non sarebbe la stessa cosa.
Quindi bisogna definire perché l’obiettivo è rilevante.

E tra l’altro, attento, non solo è importante formulare e definire correttamente queste cose, ma poi quando c’è un contesto di Team, condividerle con tutto quanto il Team.

La I di PRISM sta per integration, vale a dire integrazione.
Nel senso che gli obiettivi, quando sono oltretutto più di uno, è importante che siano integrati con altri obiettivi – interconnessi in un certo senso – e anche integrati per lo sviluppo di quei processi chiave dello Studio Dentistico.

Il metodo PRISM introduce poi un concetto molto interessante, che è la S di sustainability, cioè di sostenibilità.
L’obiettivo deve essere sostenibile nel lungo termine e nel breve termine, vale a dire che – usando un’altra parola che a me piace di più – deve essere ecologico.

Perché tante volte vengono dati degli obiettivi, vengono dati degli obiettivi raggiungibili, vengono dati degli obiettivi rilevanti ma il raggiungimento dell’obiettivo consuma, brucia risorse e Persone e alla fine genera una sorta di terra bruciata. Per cui sì, ho raggiunto l’obiettivo ma il prezzo che ho pagato per raggiungerlo è troppo alto.

Quindi l’obiettivo deve essere formulato e definito correttamente anche per essere sostenibile.

Poi la M sta per misurabilità. Ovviamente, l’obiettivo deve essere misurabile e quindi torna la stessa identica M del metodo dell’approccio SMART e SMARTER.
Comunque sia, la tecnica PRISM è utile proprio perché partendo dallo scopo permette di allinearsi con una visione più ampia, sostenibile nel tempo, bilanciando anche le varie cose che servono per raggiungere quegli obiettivi.

Probabilmente, ascoltandomi, cominci un po’ a capire perché dico che ognuna di queste Tecniche ha degli ottimi elementi e forse il risultato è nell’unione di tutto questo. Unendole non salta fuori una parola carina come quelle che stiamo vedendo ma certamente mettendo insieme tutto hai un approccio molto più efficace perché in ognuno di questi metodi c’è qualcosa di diverso.

Ma andiamo avanti e tiriamo le ultime conclusioni alla fine.

 

La Tecnica OKR

 

Un altro metodo molto in voga nell’ultimo periodo, anche perché sono stati pubblicati alcuni libri carini da Andy Grove e John Doerr, è la tecnica OKR.

È un approccio che mi piace molto perché, tra l’altro, è un pezzo fondamentale della metodologia di gestione dello Studio che c’è con il Sistema Operativo Profit Monday.

OKR sta per Objective e Key Result. Quindi obiettivi e risultati chiave.

Qua il concetto è molto semplice: per formulare correttamente un obiettivo, devi formulare l’obiettivo nel modo corretto. Qui, si dà per scontata la corretta formulazione dell’obiettivo, devi definire dei risultati chiave – che sono dei risultati che è necessario ottenere per concretizzare quell’obiettivo – che siano misurabili e specifici. In modo tale, che sia chiaro quali cose intermedie devono essere ottenute specificatamente, per poter ottenere come naturale conseguenza, l’obiettivo che hai definito.

L’obiettivo macroscopico suddiviso in sotto obiettivi, è l’approccio della matrice 3×3 chiamato in un altro modo (che utilizziamo all’interno del Sistema Operativo Profit Monday).
Ma qua c’è un’altra nuance da sottolineare, che è proprio questa: nella formulazione dell’obiettivo non basta fermarsi all’obiettivo.
Bisogna fare un passaggio più in basso e scendere ancora nella definizione dei sotto-obiettivi se vuoi essere più efficace.

È una metodologia estremamente utilizzata, al punto che, nei libri che sono stati pubblicati, si parla anche del fatto che l’approccio OKR è utilizzato in aziende tipo Google e LinkedIn. Non stiamo parlando proprio della aziendina piccolina.

Ok? Quindi la quinta tecnica: è la Tecnica OKR.

 

La Tecnica BHAG

 

La sesta tecnica, è la tecnica BHAG.
Questo concetto, nella corretta formulazione degli obiettivi, è stato introdotto da Jim Collins e il coautore Jerry Porras, nel loro libro “Built to Last”.

Nella loro filosofia, un obiettivo deve essere BHAG, cioè Big Hairy Audacious Goal che, tradotto in italiano, significa che un obiettivo deve essere audace e ambizioso.

Nel loro approccio, l’obiettivo deve essere spinto ai confini della sua fattibilità. Perché l’obiettivo ambizioso, audace, è più stimolante, è più motivante, deve generare quella spinta a far sì che le Persone tirino fuori il meglio di loro.

E questo approccio, tra l’altro, è molto utile quando dobbiamo darci degli obiettivi associati ad un’innovazione o a una trasformazione di lungo periodo. Perché questo approccio, spinge il Titolare, il Team, lo Studio in generale, a pensare in grande e a spingersi oltre i limiti convenzionali.
Potremmo aprire un mondo su questa affermazione che ti ho appena fatto, su quanto il pensiero convenzionale limiti gli obiettivi che ci diamo ma potrebbe essere l’argomento di una puntata completamente diversa e quindi evito di aprire questa parentesi.

 

La Tecnica HARD

 

La settima tecnica di cui voglio parlarti, è il metodo HARD, sviluppato da Mark Murphy, che è il fondatore di Leadership IQ (“Il quoziente intellettivo della leadership”).

Nell’acronimo HARD, la H sta per heartfelt, cioè “sentito” nel senso di “sentito nella pancia, sentito nel cuore”.
Ciò significa che l’obiettivo deve essere significativo, motivante a livello professionale ma anche a livello personale.
Deve essere profondamente collegato alla propria mission personale, deve essere collegato a qualcosa di estremamente importante per noi.
E ovviamente, se è un obiettivo del Team, deve essere collegato alla missione, alla mission del Team e a dei valori alti.

La A sta per animated, cioè “animato”.
Nella loro concezione, l’obiettivo deve essere facilmente visualizzato e la sua realizzazione deve essere visualizzabile come se fosse un film da vedere lì davanti, per poterlo rendere molto specifico e poter percepire come staremo quando avremo portato a casa quell’obiettivo.

La sta per required, ciò significa che l’obiettivo deve essere richiesto.
Anche in questa Tecnica, torna il concetto che l’obiettivo deve essere necessario. Deve contribuire al grande piano, deve essere strategicamente importante.

Perché ti ricordo che


fare con grandissima attenzione e molto bene una cosa non importante,
non la fa diventare importante.

 

Infine, la D sta per difficult, cioè difficile.
L’obiettivo deve essere sfidante, torna perciò anche in questa tecnica, questo concetto che è già saltato fuori in maniera palese nell’approccio BHAG.

Questo approccio, tante volte viene utilizzato per motivare le Persone, anche con questo senso di visione più ampia, proprio per raggiungere degli obiettivi sfidanti grazie proprio alla natura coinvolgente dell’obiettivo stesso.

 

La Tecnica GROW

 

L’ottava e ultima tecnica, è la Tecnica GROW. “Grow” nel senso di crescita/crescere.

Anche questa è stata sviluppata negli anni ’80, da Graham Alexander, Alan Fine e Sir John Whitmore, che hanno creato un approccio utilizzatissimo nel mondo del coaching.

Anche in questo caso, GROW è un acronimo.
In cui la G indica goal, cioè “obiettivo”.

La R sta per reality, cioè la realtà attuale nella formulazione di un obiettivo.
Qui si dà per scontata la corretta formulazione.
Va fatta un’analisi della realtà attuale di quell’obiettivo. Di quali sono le cose che stanno bloccando il raggiungimento di quell’obiettivo, di quali sono le risorse a disposizione per raggiungere quell’obiettivo, in modo tale da chiarire la realtà del presente, non tanto la realtà nella quale ci troveremo quando quell’obiettivo sarà stato raggiunto.

La O sta per options, nel senso di opzioni, alternative. È necessario infatti procedere con la valutazione di tutte le alternative che ci sono al raggiungimento dell’obiettivo o alle possibili modalità per raggiungere l’obiettivo stesso.

Ed infine la W sta per will, cioè “volontà”. Vale a dire tutta la parte del perché è importante raggiungere quell’obiettivo.

Come ti ho anticipato, questo metodo è ampiamente utilizzato nel coaching e anche nel management.
Si tratta inoltre di un ottimo strumento per lavorare tutte le volte in cui dai gli obiettivi personali al tuo Team.
Perché ovviamente, tutto questo discorso si contestualizza negli obiettivi dello Studio. Ma poi gli obiettivi dello Studio devono avere una loro declinazione, una loro componente negli obiettivi personali.
La tecnica GROW, è molto utile nel momento in cui approcci la Persona, magari nelle riunioni di semestre, dove vai a fare il check di come stanno andando le cose, di come stanno andando gli obiettivi.

Ecco, l’approccio GROW, è molto utile in questo contesto. Anche perché è stato fatto uno studio nel 2006, se ricordo bene, che ha dimostrato che l’approccio del modello GROW nel coaching dei membri del Team, porta dei miglioramenti significativi nel raggiungimento degli obiettivi e del benessere delle persone.

 

I 12 fattori in comune per verificare la corretta formulazione degli obiettivi

 

Sin qua, abbiamo toccato otto metodi: la tecnica SMART, la tecnica SMARTER, la tecnica CLEAR, la tecnica PRISM, la tecnica OKR, la tecnica BHAG, la tecnica HARD e la tecnica GROW.

Proviamo adesso a tirare una riga, mettiamo insieme tutti i pezzi e cerchiamo di capire gli elementi in comune.

 

La chiarezza negli obiettivi

 

É uscito senza ombra di dubbio, che gli obiettivi devono essere specifici, chiari, ben definiti.
Devi evitare assolutamente l’ambiguità.

Vale a dire: “Che cosa significa in questo obiettivo?”

La specificità aiuta a focalizzare gli sforzi, riduce le interpretazioni errate, fa andare molto più velocemente nella direzione corretta.

 

La misurabilità degli obiettivi

 

È saltato fuori più volte, che l’obiettivo deve essere misurabile, deve essere quantificato.
Deve essere possibile misurare non solo l’obiettivo ma anche il progresso e il risultato finale.

Questo tracciare i progressi, permette di essere più efficienti.
Avere un obiettivo misurato permette di poter soppesare oggettivamente il successo ma anche tutte le cose che devono essere fatte.

La definizione di obiettivi realistici

 

Un altro punto comune, è che l’obiettivo poi deve essere raggiungibile e realistico.
L’obiettivo deve essere ambizioso ma ci deve essere sempre la possibilità di raggiungerlo, perché questo serve per dare e mantenere la giusta motivazione del Team.

Il legame tra obiettivi e scopo superiore

Poi, altro concetto che è uscito molto forte in tanti approcci, è la rilevanza dell’obiettivo. Nel senso che, l’obiettivo deve essere in linea con gli scopi più ampi, tuoi personali e di tutto quanto lo Studio. Perché questo assicura che tutti gli sforzi e il mazzo che vi fate per portarvi a casa quel risultato, contribuiscano non solo a quel risultato ma a raggiungere un quadro più ampio e anche valorialmente più alto di successo.

La scadenza degli obiettivi

 

Poi ovviamente, un’altra cosa che è uscita super comune, è la tempistica definita. Nel senso che l’obiettivo deve avere una scadenza, un orizzonte temporale chiaro per permettere la giusta pianificazione, la giusta prioritizzazione delle attività. E anche il giusto senso di urgenza.

La suddivisione in sotto-obiettivi

 

Altra cosa che è uscita, è che gli obiettivi devono essere divisi in piccoli passi.

Mi hai sentito dire un sacco di volte che “l’elefante si mangia un panino alla volta”.
Di fatto, suddividere i tuoi obiettivi, in obiettivi più piccoli e più facilmente gestibili, facilita l’implementazione e mantiene la motivazione grazie al raggiungimento di successi intermedi.
E ciò perché quando un obiettivo è tanto distante, permettere di ottenere dei risultati intermedi, nutre. Perché ogni piccolo risultato è visto come un traguardo e quindi questo nutre la motivazione e la spinta propulsiva nei confronti dell’obiettivo stesso.

Obiettivi ed emozioni

 

Un altro concetto che è uscito molto comune, è che l’obiettivo deve essere emozionante: deve generare un coinvolgimento anche viscerale. Perché gli obiettivi che ti dai e che dai al Team devono essere (dovrebbero essere!) emotivamente risonanti.
Devono risuonare nella pancia ed essere personalmente significativi, perché poi questo aumenta tantissimo la motivazione intrinseca che c’è. E di conseguenza, questa motivazione intrinseca diventa energia per sorpassare le sfide e per mettere un impegno superiore, al raggiungimento degli obiettivi stessi.

 

La visualizzazione

 

Altre cose che sono uscite: la visualizzazione. Cioè dovrebbe essere possibile poter vedere mentalmente il risultato: è talmente concreto che mi permette di visualizzarlo.

 

La flessibilità degli obiettivi

 

Gli obiettivi devono essere, altro concetto che è uscito in più approcci, flessibili e adattabili, perché non dobbiamo metterci in testa che l’obiettivo è scritto nella pietra. Dobbiamo sempre tenere d’occhio il contesto e le priorità per poterli nel caso modificare e riformulare.

 

Visione di lungo periodo, sostenibilità e collaborazione

 

Come ultimi 3 elementi comuni, troviamo l’importanza di avere una visione di lungo periodo, quindi devono essere sempre associati al Grande Piano.

Devono essere sostenibili in termini di risorse. E poi collaborativi.

 

In conclusione

 

Ecco, questi 12 punti, sono le cose che tornano fuori più volte, perché ognuna di queste è uscita almeno in tre o quattro degli otto metodi che abbiamo citato.

Perciò la specificità, la misurabilità, il realismo e la raggiungibilità, l’ambizione, la rilevanza, la scadenza definita, la scomposizione in piccoli passi, il coinvolgimento emotivo, la possibilità di essere così concreti da essere visualizzabili, l’approccio flessibile, il contribuire a una visione di lungo periodo, la sostenibilità per le risorse e lo spingere la collaborazione, sono gli elementi comuni a tutti i sistemi e a tutti i metodi che definiscono quando è ben formato un obiettivo.

Quindi potresti prendere questo elenco tutte le volte che ti dai un prossimo obiettivo e fare una sorta di “ce l’ho, ce l’ho, ce l’ho, manca” per vedere quanto il tuo obiettivo corrisponde a questi dodici fattori comuni che ti ho appena elencato.

Perché più sono, più il tuo obiettivo è efficace e di conseguenza più è facile per Te arrivare a quella forma di successo – che per me è realizzazione personale e professionale, quello che ti fa stare bene, quello che ti nutre – in maniera più semplice.

 

Ti chiedo un aiuto

 

Credo che tantissime Persone otterrebbero più risultati se conoscessero meglio queste tematiche.

Perciò, giunti alla fine di questo episodio, ti chiedo una mano.

Tante Persone mi stanno dando feedback sul fatto che questo podcast è utilissimo non solo a Titolari di Studio Dentistico ma anche a Liberi Professionisti e Piccoli Imprenditori.
Per cui, se ti è piaciuta questa puntata, fai una cosa per le Persone come Te, che tutti i giorni combattono per il raggiungimento dei loro obiettivi: condividi questo episodio sui social, sui canali che vuoi. Magari se pensi che a questa Persona possa fare bene ascoltare queste cose, mandale il link dell’episodio con un messaggio WhatsApp.

Dammi una mano a condividere questi contenuti, perché credo davvero che per tante Persone ci sia la possibilità con queste cose di migliorare la qualità della loro Vita.
E credo che…


quando una Persona migliora la qualità della sua Vita sta anche contribuendo a migliorare la qualità del mondo nel quale vive.

 

Ciao, ti aspetto nel prossimo episodio!

 

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