Parlando di Mindset e Leadership con Livio Sgarbi (parte 2)

Dalla Leaderhip Personale alla Leadership Interpersonale

Ciao e Benvenuto o Benvenuta in questo nuovo episodio di Grassi Risultati in Odontoiatria.

Questa è la seconda parte dell’intervista a Livio Sgarbi.
Stiamo parlando di Mindset, di quanto l’atteggiamento mentale influenza le performance in qualsiasi settore – non solo nella gestione dello Studio Dentistico – e di quello che si può fare per sviluppare un atteggiamento più utile per supportare i risultati.

Nella scorsa puntata abbiamo iniziato ad affrontare la tematica dell’atteggiamento mentale.
Ho fatto a Livio una serie di domande relativamente a quanto l’atteggiamento mentale sia un qualcosa con cui nasciamo e che non si può modificare, o di quanto, invece, pur essendo qualcosa con cui nasciamo lo possiamo sviluppare in funzione di quello che ci serve di più.

É un po’ come un muscolo che alleniamo per ottenere risultati. Livio ci ha parlato di questo.

Continuiamo quindi da dove ci siamo lasciati.
Ovviamente, se non l’hai ancora fatto, prima di andare avanti in questa puntata, ti consiglio di andare ad approfondire la precedente qui >> Parlando di Mindset e Leadership con Livio Sgarbi (parte 1) E ciò perché, certamente, il flusso logico che stiamo seguendo all’interno di questo episodio, ha più senso se lo ascolti nell’ordine in cui lo abbiamo sviluppato.

 

Quale formato scegli?

 

A questo punto puoi decidere se ascoltare questo argomento grazie alla puntata del podcast “Grassi Risultati in Odontoiatria”, guardare il video oppure se immergerti nella lettura delle mie parole. A Te la scelta!

Qui sotto puoi ascoltare il podcast.

 


 

Qui puoi guardare il video.

 

 

Oppure continua a leggere.

***

Gli effetti collaterali positivi dell’atteggiamento mentale vincente

 

Livio:

Quello che abbiamo visto, è per me l’atteggiamento fondamentale.
Poi sì, possiamo spezzettarlo e dire “Dai, dimmi 2 o 3 cose importanti di questo atteggiamento, che permette di fare…”

Allora, uno, lo abbiamo già detto, è la prima tip e cioè non fare la vittima e non piangersi addosso.
Dall’altra parte, ora forse esco un po’ dal classico seminato e mi permetto di addentrarmi un pochettino nei miei mondi e vi parlo anche di energia.

 

In che modo il mindset influenza ciò che ci accade nella Vita

 

Cosa significa?

È l’atteggiamento di chi non vive problemi nella vita e sa che in qualche modo la propria la propria mente, la propria anima, le proprie energie personali, hanno capacità di attrarre e di influenzare quello che ci accade.

Io credo fortemente in questo e l’ho visto realizzarsi tantissime volte.

Questa è una parte di atteggiamento fondamentale: io determino il mio destino.
E lo dico ancora una volta: è la cosa più quindi importante.

 

La Leadership Personale

 

Aggiungo una parola che aiuta a comprendere un po’ meglio questa cosa, che è la Leadership personale, che è la Leadership di sé stessi e cioè il diventare leader di sé stessi.

Questa è una parte dell’atteggiamento per me fondamentale, ti spiego anche perché.
Una delle cose che frega tantissimo nell’atteggiamento delle persone, è la parte che peraltro Tu spieghi bene quando parli dei tre cervelli, che è la parte istintiva.

Cioè la nostra mente, come ben sai, non è programmata per renderci Odontoiatri di successo e per renderci felici.

La nostra mente è programmata dalla notte dei tempi, per sopravvivere. Per cui ci sono delle logiche nella sopravvivenza che aiutano il cervello ad assolvere questo compito, ad esempio la paura.

 

L’impatto della paura sull’Atteggiamento Mentale: come affrontare i momenti di paura

 

Sappiamo benissimo che la paura è un meccanismo di difesa che ci aiuta a sopravvivere, perché? Perché ci fa evitare i problemi.

Ora, se incastriamo due o tre di queste cose, comprendiamo ad esempio che uno degli atteggiamenti più tipici delle Persone di fronte alla paura è girarsi dall’altra parte, cioè evitare tutto ciò che ci spaventa.

Ma perché?
Non perché siamo stolti. No, no, no: questo è naturale, è normale che accada.

Noi dobbiamo sviluppare dei muscoli, che sono muscoli mentali, attitudinali, che ci permettono di andare in fondo a ciò che ci sta bloccando in quel momento, in fondo alla paura.
E che ci permettono, quindi, di prendere le nostre decisioni e muoverci in direzione dei nostri obiettivi, non spinti dalla paura ma spinti dalla consapevolezza, che è diverso.

Seguimi nel ragionamento.
Io so ad esempio, che c’è una situazione di difficoltà, un problema.
Pensiamo veramente al momento della pandemia, che è stato davvero terrorizzante in termini professionali ed economici per molte persone: era un attimo farsi prendere da “Oddio adesso che cosa accadrà? Perderò tutti i miei Clienti, il mio Studio, i miei investimenti, ho appena aperto e mi ritrovo chiuso…”.

Ora, se nelle loro scelte e decisioni e nelle loro execution, da lì in avanti sono stati trainati da un’emozione interiore della paura, io sono convinto che queste Persone abbiano sicuramente avuto grande difficoltà – sempre che ci siano riusciti – a portare a casa i propri risultati, proprio a causa di quelle paure.

In quel momento, la mia mente si è focalizzata a cercare in qualche modo di domare quelle paure lì.

Per cui, in queste situazioni, l’atteggiamento fondamentale è: “Io non mi preoccupo delle paure ma mi occupo invece di rinforzare quei muscoli interiori.”

Quei muscoli cioè, che mi permettono di non provare quella paura ma di avere consapevolezza di un fatto oggettivamente accaduto, a cui faccio seguire delle strategie, delle idee e delle operazioni da eseguire per portare a casa, comunque, i miei risultati.

E infatti, tante Persone proprio in quelle circostanze, hanno fatto il salto di qualità. Perché da quella difficoltà, hanno compreso ad esempio il potere del prendersi cura della Clientela, del chiamarla, dell’offrire un servizio in maniera diversa, hanno aperto la mente alla possibilità di poter lavorare in altri settori magari più in remoto.

E così, si sono aperte delle nuove possibilità ma questo è tanto un approccio mentale.

 

Dalla Leadership Personale alla Leadership Interpersonale

 

Andrea:

Ti faccio la stessa domanda che ti ho fatto prima, contestualizzata sulla Leadership Personale perché questo è un tema a me particolarmente caro.
E soprattutto, dovrebbe essere un tema particolarmente caro ai Titolari di Studio.
Perché nella logica dell’ampliamento e nella logica della costruzione di uno Studio Dentistico che lavora per il Titolare, in cui il Titolare non è l’unica fonte del fatturato (perché se così fosse sarebbe anche il più grande limite del suo stesso Studio), c’è quella di creare un Team di persone.

Devi avere infatti un Team più ampio per fare funzionare le poltrone che hai all’interno dello Studio.
Nel fare ciò raggiungi dei risultati diversi, hai uno Studio che lavora per Te e non sei Tu che lavori per lo Studio ma devi gestire un numero superiore di Persone.
E quindi, serve la capacità – ed è una delle cose sulle quali dobbiamo lavorare tanto con i Titolari – della Leadership Interpersonale, cioè già la gestione degli Altri.

E un’osservazione che faccio spesso Loro è che:


fai fatica ad esercitare una buona Leadership Interpersonale, se ti manca Leadership Personale.

 

Io vedo le due cose molto collegate.

Come allenare e aumentare la Leadership Interpersonale

 

Andrea:

E allora anche qua ti chiedo: la Leadership Personale è un talento innato (che è a quel livello lì e lì rimane perché si è nati così) o anche quella è un’abilità e pertanto può essere acquisita e sviluppata?

Livio:

Grazie per la domanda.
Tanti anni fa, veramente tanti perché correva l’anno 1989, studiai e analizzai uno studio che fecero proprio sulla leadership in tenera età. C’è stata un’Università che si è presa la briga di cercare di capire se la leadership fosse qualcosa di innato oppure no e l’hanno studiata nei bambini. A partire cioè dai bambini piccoli dell’asilo, osservando quindi le prime interazioni sociali che i bambini hanno tra di loro.
E hanno scoperto che immediatamente nei gruppi di amici dei bambini, si evidenziano delle caratteristiche, possiamo dire che si creano dei ruoli.
Cioè c’è il Leader, c’è l’antagonista e ci sono i seguaci/follower che si alleano o con l’uno o con l’altro.

Tendenzialmente il Leader o la Leader e l’Antagonista, sono evidentemente bambini di personalità che in qualche maniera quando parlano, quando giocano a qualche cosa, vengono emulati dagli altri bambini.
Ad esempio, quando prendono una palla in mano, gli altri bambini vogliono giocare con la palla. Quando molla la palla e va sull’altalena, gli altri bambini vanno in altalena.

Questa cosa quindi è innata: c’è qualcuno che ha una sorta di predisposizione che viene immediatamente manifestata nelle prime interazioni sociali. L’educazione, la comunicazione e così via è ancora in erba, sta crescendo, eppure già si manifesta in maniera netta.

Ok. Ora però, che cosa accade?
Perché nel seguire nel tempo questi bambini, si sono accorti che il Leader non è diventato poi per forza un Leader nella vita. E di conseguenza i follower, sono rimasti tali.

Io ad esempio, personalmente, non sono mai stato da bambino un Leader.
Perché ascolto molto di più di quello che parlo, osservo, non mi piace manifestarmi immediatamente (e Tu a livello di carattere sei abbastanza simile a me).
Tuttavia, entrambi, invece siamo finiti ad avere dei ruoli da Leader come imprenditori, guidando decine e decine di persone, tenendo corsi, ecce.

Sembra quasi paradossale.

Ma come è possibile: due persone riservate che parlano poco, che stanno più che più volentieri dietro e così via, perché hanno quel ruolo lì?

Perché nonostante quella che è la parte innata, è possibile allenarsi nella direzione opposta.
Io e te ce l’abbiamo molto chiaro. Perché abbiamo fatto lo stesso percorso: sono stati i corsi di memoria ed è stata l’immersione in un ambiente specifico che allenava ed educava, come fosse stata West Point che allena dei berretti verdi e dei marines.

Ciò che accade è che a un certo punto, impari a fare determinate cose.

Cos’è che fa sì che questa Leadership, venga esercitata?

Ciò che abbiamo detto fino qua, ci è servito per capire che esiste una predisposizione.
Ma ancora una volta, questa predisposizione è come un talento che se non viene allenato e non viene portato avanti, non si manifesta in una vera Leadership anche Interpersonale nel futuro, ad esempio lavorativa o viceversa.

La parte dello sviluppo di questa, è fortemente legata proprio alla Leadership Personale, ti spiego perché.

Aumentare la Leadership Personale per accrescere la Leadership Interpersonale

 

Livio:

Ipotizziamo che Tu abbia sviluppato delle abilità imprenditoriali per cui metti in piedi un’Azienda e, per forza di cose, devi avere un Team (l’Assistente, la Segretaria, i Collaboratori, l’Igienista, l’Ortodonzista…).

Benissimo. Tu, vuoi o non vuoi, ti ritrovo ad avere comunque un ruolo di Leadership.
Perché se sei a capo di un gruppo, la leadership deve essere esercitata. E diciamo che, nel momento in cui assumi o crei una collaborazione con qualcuno che accetta di venire a collaborare con Te nel tuo Studio, immediatamente ti riconosce, ti accredita questo ruolo di Leadership.

Però attenzione: quante volta capita che a un cero punto alle Persone “cadono le braccia”?

Della serie: “Mi aspettavo una certa persona, poi come l’ho conosciuta, ho perso ogni stima… Non è minimamente autorevole, non riesco più a seguirla. Ogni volta che dice qualcosa mi viene un nervoso dentro, non so perché…”

Perché accade questo?

Perché c’è una discrepanza.
C’è un’incoerenza tra quello che è il ruolo, la Leadership e il carisma che deriva dal ruolo che questa persona ha e il carisma – quindi quest’aura, questa energia impalpabile – che deriva dalla Persona, da come si comporta.

L’importanza della coerenza

 

Livio:

Da qui nasce il detto che il Leader/la Leader, guida con l’esempio, è coerente, ha tutta una serie di caratteristiche che fa sì che il suo carisma, la sua energia personale è coerente con quella che poi deve manifestare con gli Altri.

Se Tu mi dici una cosa e non la fai, se Tu mi dici ad esempio di essere più sorridente con i Pazienti e poi Tu non sorridi mai, oppure se mi dici di essere ordinato e Tu sei super disordinato e te ne freghi dell’ordine, queste cose diventano inconsciamente dei boomerang.

Perciò…


se vuoi avere Leadership, devi essere un Leader di te stesso in primis, il che significa avere tutta una serie di linee di coerenza tra quello che dici e quello che dimostri.

Tant’è che il miglior modo per lavorare sulla Leadership nei confronti degli Altri, è lavorare su di sé.

Sii il cambiamento, sii la persona che vorresti che fossero le Persone vicine a Te.

Vuoi che abbiano un atteggiamento positivo? Vuoi che non ti portino problemi ma ti portino soluzioni? Vuoi che prima di coinvolgerti e di interpellarti, abbiano già fatto tutte le valutazioni?
Devi farlo Tu in primis con le tue cose.
Perché se ti aspetti che gli altri facciano con Te quello che Tu non sai fare, quello che Tu non fai, o al quale Tu non dai minima importanza, questa cosa non accadrà mai.

La disciplina e la creazione di nuove abitudini

 

Andrea:

Mi trovo molto allineato con queste cose.

E sai, quando hai detto che oggi ci troviamo in un ruolo tanto diverso da quello che sarebbe il nostro imprinting caratteriale, nella mia testa ho rivisto un film.
Io mi sento molto forte quando dico queste cose alle Persone proprio perché ci sono passato pesantemente in mezzo.
E cioè quella dotazione iniziale di cui parlavamo, la mia personale, la sento molto distante rispetto al set di utensili che ho nel mio zainetto che mi porto dietro ogni giorno.
Mi sento molto forte quando dico queste cose alle Persone, perché di fatto è stato un lavorare su di me per creare quel set di atteggiamento, quel mindset e quel set di competenze, necessario a fare quello che per me era diventato importante fare nella vita.

E riflettevo sul fatto che, un po’ di tempo fa, stavo parlando con una persona a cena e stavamo parlando di cose di questo tipo.
Ad un certo punto questa Persona mi ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere, perchè mi ha detto:

“Beh, evidentemente Tu sei una persona estremamente disciplinata.”

Vedi, questa cosa me la sono sentita dire anche da altre persone e la mia risposta è sempre una:

“No, io non sono una persona disciplinata, anzi! Ogni tanto mi devo veramente violentare per fare delle robe che non mi vanno.”

Ma il fatto è che, in quell’ottica della trasformazione e del cambiamento, io ho imparato a considerare una cosa:


La Leadership Personale o il considerarti responsabile dei tuoi risultati e non dare la colpa agli altri, di fatto sono delle competenze.

Se sono delle competenze le posso imparare. Come le posso imparare? Praticandole.
Mi metto pertanto nelle condizioni di essere nel contesto più semplice per applicare queste cose.

Un po’ come quando Tu racconti l’andare a correre il mattino e dici “preparo la roba la sera prima, me la metto di fianco al comodino, così quando mi alzo è già lì e non devo far altro che infilarmela e uscire”.
Ma con un pezzo di consapevolezza in più che toglie secondo me la disciplina dal discorso.

Vedi, molto spesso le Persone credono che per poter cambiare, debbano vivere una vita di fatica per fare qualcosa che è tanto distante da loro. Con pensieri del tipo “Sì ok, lo imparo ma tutte le volte devo fare una fatica incredibile perché non fa parte di me.”

In realtà, se Tu applichi queste cose un giorno, due giorni, tre giorni, dopo un po’ diventano tue nuove abitudini. Tue nuove abitudini di pensiero, di comportamento, di fare le cose in un determinato modo.

E quando sono abitudini, non c’è più disciplina.
Quando sono abitudini, fanno parte di Te e ciò significa che hai fatto quel click nella tua vita che ti porta da dove sei ad un livello superiore.
E quando questo accade, se ti guardi attorno probabilmente vedi che il livello dei risultati che stai ottenendo, è cambiato.

Il legame tra Attività e valore intrinseco del Titolare

 

Andrea:

Io spesso faccio questo paragone ad un Titolare.
Se la tua Attività sta facendo 300.000€ di fatturato e 100.000€ di profitto e vogliamo farle fare mezzo milione di fatturato e 250.000€ di profitto, sì, dobbiamo cambiare quello che fai ma probabilmente dobbiamo evolvere anche il modo in cui pensi e il modo in cui ti comporti.

Perché io credo tantissimo, che quell’Attività sia lo specchio di quel valore intrinseco, del tuo valore intrinseco come persona.


Se vuoi far sì che la tua Attività produca di più, sì, devi avere una strategia migliore ma devi espandere anche il tuo valore intrinseco.

Per espandere quel valore intrinseco, devi allenare anche le cose delle quali stiamo parlando.
C’è di bello però che dopo un po’, con la ripetizione e l’allenamento continuo, quelle cose diventano nuove abitudini. Vale a dire che poi le fai col pilota automatico e non fai più fatica a farle.
Che poi, questo è il bello dello sviluppo personale ed è un aspetto che secondo me, tante Persone sottovalutano da questo punto di vista.

Livio:

Andrei posso aggiungere una cosa?

Andrea:

Certo!

Il principio di Pareto applicato alla crescita personale

 

Livio:

Mentre parlavi, mi hai stimolato una cosa importante da dire proprio sull’Atteggiamento Mentale.
C’è una cosa nell’atteggiamento mentale che ho imparato nella vita in assoluto, anche grazie al nostro lavoro, che è una cosa che mi diceva il mio primo capo di cui mi hai sentito parlare mille volte, Johnny.

Analizzata bene, questa frase ha veramente un fondo di grande verità.
Lui diceva: “Se vuoi ottenere successo Livio, guarda cosa fa la maggior parte della gente e fai il contrario.”

Lascia che mi spieghi meglio.

Esiste un principio, il principio 80-20 di Pareto. Secondo questo principio, tendenzialmente l’80% dei risultati in un gruppo, in un’azienda, di un prodotto, viene ottenuto dal 20% delle persone, dei venditori, delle risorse e così via.

Lasciamo stare 80-20 come numero assoluto.
Diciamo che la maggior parte dei risultati, alla fine è ottenuta dalla minor parte delle risorse messe in campo. Ok?

Quindi pochi che ottengono tanto. E poi il restante poco che è sparpagliato tra tutti.

Ecco.
Un Imprenditore, un Odontoiatra che ha l’ambizione di voler far di più, deve pensare alla stessa cosa e cioè: esiste un gruppo di miei Colleghi che sta ottenendo l’80% dei risultati, rispetto a tutto l’universo.

Ok?
Se Tu dici: “Io voglio far parte di quella minoranza che ottiene la maggior parte dei risultati” , molto semplice, è una scelta di campo che fai.

A questo punto, per ottenere gli stessi risultati, devi capire cosa stanno facendo questi qua. Strategia.
Ma non basta, poiché sono due le cose importanti: devi avere una buona strategia e devi avere una buona execution.

Per cui devi chiederti: “Come posso avere la migliore execution? Qual è l’atteggiamento mentale che mi permette di poter essere sempre sul pezzo e fare bene la mia strategia?”.

 

Strategia ed Execution: scegliere la strada più difficile per raggiungere il Successo

 

Livio:

Occorre quindi andare a studiare la loro strategia.

Bene, tra queste, sappiate che Chi ottiene grande successo, sono proprio quelle Persone che quando vedono due strade che tendenzialmente dovrebbero portare allo stesso risultato in alto, non scelgono la più calcata.
Non scelgono la più battuta, non scelgono la più facile.
Tendenzialmente scelgono la più difficile che all’inizio comporta più impegno. Però la verità è che una volta che Tu hai scelto e intrapreso quella strada, trovi meno concorrenza, c’è meno gente, perché il 20% della gente la prende, proprio perché è più difficile.

La maggior parte delle Persone prenderà la strada più facile perché il cervello, che vuole risparmiare energie, gli dirà di prendere quella perché è più sicura e più facile.

Poche Persone decidono di correre il rischio più grande.
E la verità è che Tu, calcando quella strada, ti renderai conto di avere le risorse per farlo, di essere forte, di arrivare ben prima degli altri e di essere parte di quel 20% che non sceglie la strada più facile ma sceglie la strada migliore. Che è tutto un altro mondo, davvero tutto un altro mondo.

È chiaro che questo ti implica che cosa? Che per percorrere quella strada lì devi avere gambe e fiato.

Perché la formazione tecnica non può bastare


Livio:

Servono studio e formazione. Ovviamente non solo per quanto riguarda la parte tecnica, per essere un bravo professionista ma di tutte quelle altre cose che ti permettono di essere un bravo Imprenditore, una brava Persona di Successo.

Quindi l’atteggiamento, un po’ di strategie, un po’ di quelle cose che non ti hanno insegnato all’Università. Non ti hanno insegnato il Controllo di Gestione, non ti hanno insegnato a calcolare il break-even point quando devi comprare un nuovo macchinario, in quanto tempo ci andrai a guadagno, o a come far fruttare le poltrone e i tuoi Collaboratori.

Magari queste cose non te le hanno insegnate ma sono cose che devi sapere.

Ecco, questa strada è sicuramente la più tortuosa ma è quella che ti fa diventare parte di quel 20%. Ed è così.


C’è un prezzo da pagare per ottenere successo rispetto alla moltitudine.

Ed è proprio quello che fa la differenza: l’atteggiamento di Chi dice: “Io sono disposto a pagare il prezzo”. Bene, queste Persone sono quelle che arriveranno probabilmente là.

E sai cosa ti dico per esperienza? Che molte volte quel prezzo non dovranno neanche pagarlo.
Basta essere disposti a pagarlo.

Andrea:

Sì.
Voglio chiederti due cose ancora.

Il programma per allenare Atteggiamento e Leadership

 

Andrea:

Come fa un ascoltatore del Podcast se vuole allenare insieme a Te Atteggiamento e Leadership Personale? Qual è il corso che secondo Te dovrebbe frequentare per iniziare a dare una bella botta di impostazione a questa parte dell’atteggiamento?

Livio:

Io lo suggerisco davvero di cuore.

Si chiama Una Volta per Tutte.

Sono tre giorni di corso, è un corso sulla Leadership Personale, vale a dire sull’imparare a diventare padroni di sé stessi e diventare Leader della propria Vita.
Perché questo, è il fulcro che ti permette poi di esercitare grande potere e Leadership sulle altre Persone e ovviamente sulla tua Vita e su quello che ti accade.

Sono tre giorni dedicati ad allenare determinate abilità della Leadership in modo particolare.

Allenare la capacità di prendere decisioni


Ad esempio quelle che ci permettono di prendere decisioni, perché come dice il buon Tony Robbins “È proprio nel momento delle decisioni che noi plasmiamo il nostro futuro”, perché le decisioni ci fanno prendere una strada invece di un’altra e quella strada lì determina sicuramente la qualità dei risultati che otteniamo.

In questi giorni quindi, andiamo a lavorare sulla capacità decisione.
Condividerò un protocollo decisionale in semplici passi che consente a Chiunque di prendere le migliori decisioni per sé.
Che non sono per forza A) o B) perché per ciascuno di noi dipende dalla propria Vita.
Però con la consapevolezza che questo processo ti permette di attingere a tutte le tue risorse e di non farti guidare dalle paure.

Allenare la capacità di gestire la paura


In questo corso affronteremo le paure, Andre, poi non voglio spoilerare nulla perché lascio ovviamente il piacere di scoprirlo lì.
Spiegherò anni di passione rispetto alla natura umana che mi portano oggi a dire con grande serenità che tutte le paure a cui noi rispondiamo, ahimè, ce ne sono infinite, dipendono da due paure principali che invece sono le uniche due paure che in natura avrebbero motivo di esistere.

Tutte le altre paure sono culturali, sociali, eccetera. Esistono ma non sono naturali, prendono cioè potere dalle due paure fondamentali.

Ecco, lì spiegherò quali sono queste due paure fondamentali e spiegherò soprattutto quali sono gli antidoti a queste due paure.
Perché non sono paure cancellabili come le altre.

Io posso cancellare la mia paura di parlare in pubblico, posso annullarla, posso superarla e non provarla più.

Ma non posso annullare la paura da cui si alimenta la paura di parlare in pubblico, perché quella paura là che sta a monte, è una paura naturale. E quindi ha ragione di esistere, perché ci serve.

Perciò che cosa accade?

Accade che se io sviluppo determinati muscoli di Leadership Personale, mi rinforzo e mi do questi antidoti, è come alzare il livello: quelle paure le sentiamo solo quando la questione che stiamo affrontando, minaccia davvero la nostra sopravvivenza.
E quindi è giusto che il nostro cervello si attivi e ci dica “Ehi Livio, occhio a questa situazione qua, perché è un po’ borderline”.

Perché per tutto il resto, se quelle energie lì devono attivare paure che non mi servono e che non sono veramente una paura che minaccia la sopravvivenza, non ha senso.

Ecco quindi che quando capisco questo meccanismo, individuo le paure fondamentali e inizio a mettere a posto tutto, la mia vita cambia da così a così, perché le mie scelte e le mie decisioni verranno sempre guidate non dalla paura ma dalla consapevolezza di quello che io voglio e di quello che posso fare.

Andrea:

Una Volta per Tutte è veramente un bel programma.

Sai che io lo consiglio ai Dentisti che hanno fatto il loro percorso di implementazione del Sistema Operativo Profit Monday. E ho ricevuto tantissimi ringraziamenti da loro per questo.

Poi Livio, non lo sai ma in questi giorni abbiamo cominciato a lanciare il programma del Laboratorio A++ e sono felice del fatto che anche quest’anno, per la terza volta tra gli Speaker, ci sarai anche Tu sul palco.

Tra l’altro quest’anno, hai una fetta di tempo molto più ampia perché l’argomento di quest’anno è molto  concentrato proprio sulla parte di atteggiamento.

In special modo sulla gestione delle performance senza stress.

30 anni nel mondo della formazione: un nostro aneddoto Personale


E per concludere, mi è venuta in mente una cosa che hai detto prima, adesso ti faccio una domanda. Questo è veramente un fuori programma totale.

Ma senti una roba, da quant’è che fai questo mestiere?

Livio:

Allora, quest’anno, che è il 2024, praticamente sono 37 anni…

Andrea:

37 anni che fai questo mestiere… E se la teoria delle 10.000 ore ha senso, di sicuro l’hai passata più e più volte!

Io non so se Tu te lo ricordi ma io quest’anno, faccio 30 anni di questo mestiere, perché era il 1994, stavo ancora studiando per pagarmi gli studi all’Università.
Ma non solo: sono 30 anni che io e Te lavoriamo insieme. É veramente una vita.

Livio:

Sì, nel nostro ambiente è più unico che raro.
Questo la dice lunga e sono contento di questo, di come nell’ambito professionale si possano coltivare e mantenere anche rapporti personali molto profondi, che possono portare delle bellissime soddisfazioni nel tempo.

Andrea:

È vero e tra l’altro secondo me poi, io e te in modo particolare, per Chi ci conosce, credo che siamo un bell’esempio del fatto che le differenze arricchiscano.

Io in questi 30 anni, credo di aver fatto tantissime delle trasformazioni personali che ho fatto, grazie al tuo contributo: se non avessi avuto Te accanto, non credo che probabilmente sarei arrivato alla stessa tipologia di trasformazioni. Forse altre. Ma queste sono quelle che assolutamente cercavo e quelle sono state proprio possibili attraverso queste differenze che arricchiscono.

Tante volte lo dico ai Dentisti: se volete trovarvi un ottimo Socio, trovatevi una Persona diversa da Voi.
Che abbia totale allineamento sui valori, ma diverso in modo tale che possa aggiungere alla stanza nella quale siete seduti per ragionare dei pensieri diversi, delle cose diverse.

Ciò premesso, la cosa fuori programma è questa: spesso mi dicono “Andre non racconti mai niente di Te.”

Bene.
Io e Livio ci siamo conosciuti perché Livio al tempo faceva il corso Memo Training, che a me personalmente ha di fatto cambiato la vita. Credo che sia stato il turning point più importante della mia vita e spesso mi trovo a ringraziare Stefano Franceschetti che è la persona che mi ha iscritto più di 30 anni fa a quel corso.

A quel tempo collaboravo con un’agenzia immobiliare per pagarmi parte degli Studi perché non mi sentivo bene ad essere totalmente dipendente dai miei genitori nello studio. E mi ricordo che Tu dicesti “Noi stiamo cercando delle Persone, per chi è interessato e vorrebbe collaborare con noi…” e io mi sono fermato a quella riunione dove spiegasti un po’ in cosa consisteva questa collaborazione.
E da quel giorno all’Hotel Astoria di Reggio Emilia, io e te abbiamo iniziato a lavorare insieme.

Dai, racconta un aneddoto…

Livio:

Ok, ora parlo io!
Voi conoscete un bravissimo professionista, competente, autorevole, capace, un leader…Benissimo.

Quello che ho conosciuto io 30 anni fa, intanto era un ragazzotto universitario con i capelli lunghi fino alle spalle. La prima cosa che mi ha colpito di Andre, perché ti ricordo molto bene, aveva questi occhi grossi blu, era il ragazzo furbo.
Avete presente il ragazzo furbo? Ecco, Andre era il classico ragazzo furbo.
Poteva saperne o non saperne del mio lavoro ma era evidente che fosse furbo, intelligente, cioè sapeva cavarsela, sapeva risolvere delle situazioni.
E questo era immediatamente evidente.

Forse questo era una parte del tuo carattere, che hai sempre avuto e che poi hai anche sviluppato professionalmente in realtà. Perché mi hai affiancato in tantissimi corsi dove non avrei neanche saputo da che parte iniziare e Te trovavi sempre la soluzione, non solo per iniziare ma per finire.
Quindi mi ricordo molto bene.

Ma le cose che ti hanno reso famoso nella collaborazione erano altre, cioè: vogliamo parlare degli scherzi?

Io una cosa che mi ricordo della collaborazione di Andre, è che tra gli scherzi più belli – ma belli significa che non riuscivi più neanche a respirare da quanto si rideva – li hai fatti Te. Ai Collaboratori, alle altre Persone…comunque c’eri dentro Tu.

Andrea:

Io credo che “Scherzi a parte” mi abbia fatto male da ragazzino.

Livio:

Io credo che anche il fatto di stare in un ambiente di lavoro che permetteva anche questo, il fatto di scherzare, di creare non solo la relazione lavorativa ma anche quella personale goliardica, ci abbia fatto tanto bene.
Privarsene a quell’età forse sarebbe stato troppo, però credo che abbia proprio fatto bene anche a fare squadra e a creare poi dei legami un pochettino più profondi.

Andrea:

Grazie, mi hai sbloccato una serie di ricordi…epici! Dei momenti sui quali ancora oggi, durante qualche cena ogni tanto qualcuno mi chiede “Andre racconta di quella volta che…”

In conclusione

 

Andrea:

Livio, grazie mille per il tuo tempo.
Grazie mille per le cose che hai condiviso, mi è molto piaciuto quello che è uscito e credo che Chi ha ascoltato, aperto a mettersi anche un po’ in discussione, abbia preso delle belle cose.

Grazie Livio, ci vediamo presto!

Livio:

Ciao, grazie.

 

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