Come gestire in maniera efficace le Risorse Umane nello Studio Dentistico

Come gestire in modo efficace le Risorse Umane dello Studio Dentistico

Ciao e Benvenuto e Benvenuta in questa nuova puntata di Grassi Risultati in Odontoiatria.

Voglio iniziare col farti subito un avvertimento: questo articolo dovresti leggerlo probabilmente stando seduto\a.

Perché?
Perché affrontiamo un tema molto particolare, quello delle risorse umane.
E lo faremo da un punto di vista molto particolare!

Voglio condividere con Te, le sensazioni che hanno le persone che lavorano nel tuo Studio…e che con quasi certezza, non ti stanno esprimendo.

Scenderemo nel dettaglio delle sensazioni che hanno, in merito a Te, nella tua figura di Titolare, e all’organizzazione nel suo complesso.
Per approfondire le dinamiche che accadono nello Studio, ho invitato un Ospite che credo essere la persona più adatta per affrontare questa tematica.
Te la presento tra poche righe.

 

Quale formato scegli?

 

A questo punto puoi decidere se ascoltare questo argomento grazie alla puntata del podcast “Grassi Risultati in Odontoiatria”, guardare la video-intervista oppure se immergerti nella lettura delle mie parole.
A Te la scelta!

Qui sotto puoi ascoltare il podcast

 

 

Qui puoi guardare il video

 

Oppure continua a leggere.

 

***

 

L’Ospite di questa puntata è Federico Ghironi: una delle colonne portanti di Accademia.

Probabilmente, insieme a me, è la persona più esperta in Accademia.
Quando è partito il progetto dell’Accademia per lo Sviluppo Imprenditoriale dello Studio Dentistico nel 2010, Federico è stata la prima persona che si è unita al progetto ed è ancora qua con noi oggi.

Federico è un Dental Business Coach e soprattutto è un Trainer che segue una parte specifica di formazione.
Lui è il responsabile di tutta la formazione della linea che si chiama i “Guardiani del Profit Monday”. Il progetto di formazione dedicata a Segretarie e ASO.

Si occupa quindi di mettere le Segretarie e le ASO nelle condizioni di supportare l’organizzazione dello Studio Dentistico per:

  • migliorare la qualità del lavoro
  • massimizzare la qualità dei risultati
  • e quindi massimizzare il profitto.

Federico, sia nel suo ruolo di Dental Business Coach che durante i corsi, periodicamente incontra le Segretarie o delle ASO.
Ed è normale che in tali contesti, Segretarie ed ASO si aprano a sfoghi e confidenze con Lui.

Federico quindi, ha una visione molto chiara di come le risorse umane dello Studio – e in modo particolare i dipendenti – vivono lo Studio Dentistico.
Di come cioè vivono il loro ruolo, le loro difficoltà e le cose che rendono più difficoltoso il loro lavoro.

Questo è ciò di cui vogliamo parlare.

Come lo faremo?

Attraverso una serie di domande che ho preparato per Federico, soprannominato “Ghiro”.

 

Ghiro:

Grazie Andre per avermi ospitato: non vedo l’ora di rispondere a tutte le domande. Come hai detto ho una visione privilegiata!

Non so se io mi trovi in una situazione comoda ma sono certo che ciò sia molto utile per i lettori.

 

Andrea:

Diciamo che potresti risultare o particolarmente simpatico o meno simpatico.
Il tutto dipende dal fatto che Tu vada o non vada a colpire il famoso “dente dolente”.

Io comunque credo che ascoltare un punto di vista diverso sia molto importante.

Quando al corso base del “Sistema Operativo del Profit Monday”, incontriamo per la prima volta i Titolari, molti di loro si lamentano delle proprie Risorse Umane.
Se ne lamentano perché – a loro dire – “non li fanno lavorare” perché non sono autonomi e non si sentono sufficientemente responsabili.

Io spesso dico che “un fosso è fatto da due rive”.

Se è vero che i Titolari di Studio hanno ben chiaro il loro punto di vista (e non dobbiamo sindacare se sia giusto o sbagliato), manca però un pezzo di informazione.

Per descrivere completamente una realtà fatta da interazioni di più persone, è fondamentale riuscire ad avere una percezione chiara anche dell’altro punto di vista.
Credo che avere la possibilità di conoscere percezioni e sensazioni di ciò che vivono le risorse umane, sia estremamente importante per un Titolare.

 

Domanda n. 1:
Quando, come Dental Business Coach, inizi a lavorare con uno Studio, che situazione trovi?

 

Ghiro:


Nella mia esperienza in Accademia mi sono scontrato spesso e volentieri con una tematica specifica.

Come hai anticipato, durante il corso base del “Profit Monday” con i Titolari è frequente che emerga la tematica legata alle risorse umane.
In più occasioni è accaduto che i Titolari ci raccontassero con molto coinvolgimento emotivo, le difficoltà, le problematiche e cosa si trovavano a subire.

Tuttavia, una delle prime cose su cui mi sono scontrato compiendo i primi passi nei vari Studi, era proprio l’altra faccia della medaglia.

Nel mio ruolo di Coach, prima di entrare in uno Studio mi preparo in base a ciò che il Titolare mi riferisce.
Analizzo cioè la situazione e le problematiche che mi vengono riportate e sulla base di quelle comprendo su cosa e come intervenire.

Poi però accade, che quando entri nel piano di intervento, le carte in tavola cambiano notevolmente…

 

Andrea:

Spesso accade di sentire i Titolari dire:

“Succede questo perché…succede quest’altro perché…la segreteria e le ASO…”

oppure

“Questa cosa non succede perché la segreteria e le ASO fanno così e così”

Mentalmente quindi ci si prepara a dover affrontare quella situazione e invece ci troviamo di fronte ad una realtà completamente diversa.

Come se facessi una diagnosi, pensassi alla cura in funzione di quello che emerge dalla diagnosi e poi ti rendessi conto che la diagnosi era basata su presupposti totalmente errati.

 

Ghiro:

Quando inizi a mettere insieme le cose, noti proprio una differenza di visione.
Ognuno ha una visione che spesso è contrasto con quella dell’altro.

 

Venendo quindi alla questione “Cosa pensano e raccontano ASO e Segretarie”….

 

Domanda n. 2: 
Durante i Corsi con Segretarie e ASO, cosa senti dire?

 

Ghiro:

Facciamo subito un’importante premessa: ciò che vedremo non è la rappresentazione fedele e veritiera della realtà.
Si tratta di affermazioni che ci consentono di innescare una serie di ragionamenti utili a comprendere l’altro lato della medaglia.

 

Andre:

Esattamente.
Vi è un passaggio molto importante di cui rendersi conto.

Il Titolare ha una visione della realtà, filtrata dalla sua interpretazione che viene, quindi, distorta.
Alcuni elementi di questa realtà, infatti, vengono rimossi – o proprio non visti.

E cosa accade?

Che il Titolare formalizza in base a ciò la sua idea e su quell’idea prende delle decisioni organizzative.

L’altra “riva del fosso” – parimenti – interpreta la realtà che si trova davanti.

Soprattutto quando c’è mancanza di comunicazione, viene lasciato ampio spazio all’interpretazione personale.

Le idee che ne derivano (che possono essere giuste o sbagliate) sono il fondamento su cui poi le persone modulano il proprio comportamento.

E per il Titolare, che deve prendere delle decisioni organizzative e decidere le azioni per far funzionare le cose nel modo giusto, è fondamentale riuscire ad interpretare la visione dell’altra parte.

Nella storia di Accademia, abbiamo visto come, sia quando rivestite il ruolo di Dental Business Coach che durante i corsi, queste persone  si sfogano come se fossero in un “confessionale”.
Ovviamente vi prestate al momento di sfogo, fate mantenendo i discorsi in un ambito intellettualmente onesto!

Questo accade perché probabilmente, quelle Risorse hanno poche occasioni, in cui trovano “qualcuno” che le ascolta.
E soprattutto in cui possono dire veramente quello che pensano senza essere preoccupate delle eventuali ripercussioni.

 

 

L’importanza della Leadership nello Studio Dentistico

 

Ghiro:

Proprio così.
Una delle affermazioni che ho sentito spesso sia negli Studi che nei corsi é:

“Noi tendenzialmente NON abbiamo un Titolare…Arriva, si chiude in area clinica, fa quello che deve fare quel giorno e poi esce.
Tutte le tematiche, le problematiche o cose da gestire vengono abbandonate a noi.
Noi facciamo il possibile, però su molte cose non ci arriviamo”.

 

E poi aggiungono:

“Sai qual è poi il problema? Che quando non ci arriviamo, si arrabbia con noi”.

Cosa emerge da questa versione dei fatti?

Che l’unico momento in cui c’è un dialogo è perché c’è un problema, c’è qualcosa che non funziona.

Pertanto, una confessione che spesso mi viene fatta è proprio la cosiddetta “mancanza di polso”.
É un aspetto che spesso è oggetto di lamentela.

E, più precisamente, in primis, manca una guida.
Anche semplicemente una guida di visione che dica:

“Ok facciamo questo”… “Prendiamo una decisione”

Le decisioni nei vari ambiti, vengono spesso lasciate o alla segreteria o alle ASO.

Tuttavia, volgendo lo sguardo – per così dire – all’altro lato del fosso, accade che i Titolari ci dicano:

“Lo sai quante cose ho da fare? Gli ambiti clinici, il commercialista, la banca e quello che devo sentire e poi quell’altro… É un lavorone e a volte ho bisogno di qualcuno che mi dia una mano nel portare avanti le cose.”

Quindi, già da questo esempio, emergono le visioni dei due lati che però non stanno comunicando tra di loro.

 

Andrea:

Esattamente.
Si tratta quindi di due visioni molto distanti.

E sappiamo che molti Titolari si trovano a vivere un senso di frustrazione.

Per questo, con Mirella, abbiamo dedicato le prime puntate del podcast a rispondere alle domande che i Titolari frequentemente ci fanno.
Quando i Titolari ci contattano per la prima volta per avere informazioni sui nostri percorsi, a Mirella e agli altri Tutor, raccontano la situazione che stanno vivendo.
E spesso dicono:

“Se il mio staff mi mettesse nelle condizioni di lavorare…in realtà mi devo continuamente gestire delle problematiche perché ci sono costantemente cose che non fanno perché non mi seguono… Mi sento l’unico a tirare il carretto”

 

Nota:
In questo articolo puoi trovare la puntata in cui abbiamo parlato di leadership.

 

In quella puntata ho fatto un passaggio che mi preme riportare anche qua perché lo considero molto importante e pertinente.

Tantissimi Titolari di Studio Dentistico abdicano la loro responsabilità, la loro leadership.
Sono appassionati della parte clinica, vogliono dedicare a quella le loro attenzioni e abdicano tutto il resto, cioè tutta la gestione extra-clinica dello Studio.

Di fatto, nell’abdicare quel loro ruolo di massima responsabilità, spostano questa responsabilità, su Segretarie o ASO.

Queste persone va detto che non hanno il tempo di presidiare tutto ma tante volte non hanno neanche le competenze per gestire determinati aspetti.


Tanti Titolari, invece, sperano di trovare una persona che gestisca lo Studio come fosse il proprio.

Molte segretarie e ASO che incontriamo ai corsi, sono persone che sono realmente innamorate del loro lavoro e dello Studio.
Al punto quasi da trattare lo Studio come fosse il loro…ma lo Studio non è il loro.

Lo Studio è del Titolare.

Spesso mi trovo a dire al Titolare:

“Se Tu ti aspetti che un tuo dipendente abbia la mentalità da Titolare di Studio, da Dentista Imprenditore come te, avrai tantissime frustrazioni. Se avesse una mentalità da imprenditore avrebbe aperto una sua attività”.

 

Possiamo dire quindi che entrambi “i lati”, si sentono abbandonati nonostante vivano assieme la realtà dello Studio.

 

Cosa lamentano le Risorse Umane in merito alla Leadership

 

Ghiro:

Mi preme fare un ulteriore passaggio in merito proprio all’impegno.
La mancanza di Leadership genera confusione nonostante l’impegno profuso.
E questo lo riscontriamo quando ci troviamo di fronte ad affermazioni che riguardano l’ambito d’azione.

Ad esempio, il non avere ben chiaro semplicemente cosa deve essere fatto, suona così:

“Non so esattamente cosa devo fare…faccio…ma come faccio faccio…qualcosa sbaglio!”.
Oppure il non avere chiaro quali sono i limiti all’interno dello Studio tra le persone, come: “Dov’è che inizio io e che finisce l’altro? Dove l’altra persona può intervenire?” .

E, inoltre, una cosa che sentiamo spesso è:

“Noi entriamo in studio nell’orario di lavoro e cerchiamo di uscirne vivi!”

La giornata lavorativa viene descritta come una lotta.

Mi ha stupito, negli anni, aver visto lacrime di frustrazione da ambo i lati.

Se da un lato, mi è più facile comprendere la frustrazione del Titolare, perché avere uno Studio significa prendersene cura come un figlio, quello che mi ha stupito è “l’altro lato”.
Parlando con le Risorse Umane, noti che molte di Loro, dedicano un enorme impegno ma vivono la frustrazione nel vedere che le cose non vanno esattamente come dovrebbero andare.

 

Domanda n. 3
Hai incontrato Persone che, nonostante mettessero molto impegno, a causa delle frustrazioni di cui parli, hanno iniziato a dare molto meno del loro potenziale?

 

Andrea:

Per completare la domanda: conosci Segretarie o ASO che è come se si fossero un po’ spente?
Persone demotivate, arrivate a fare affermazioni come:

“Faccio il minimo, non do più il cuore, sangue sudore e lacrime come prima”?

Peraltro innescando a catena, la frustrazione del Titolare:

“Ah, ecco vedi!”

 

Ghiro:

Si, mi è capitato e la percentuale è molto alta. Decisamente molto alta.

Andando indietro nella storia, agli inizi (tra il 2010 e il 2012) mi arrabbiavo fortemente perché vedevo queste persone (le Risorse Umane) e mi chiedevo ”Perché fai così?”

Ad onor del vero, la questione non è tanto che si spengono.
É più facile riscontrare che si mettono “di traverso”.

Vedi, già ci sono tante attività da fare, se in più vi sono Collaboratori che nei fatti creano ulteriori difficoltà, diventa tutto molto più difficile.
E stiamo parlando ovviamente dal punto di vista dei risultati che vogliamo ottenere.

É grazie allo scavare nelle situazioni e mettendo in atto il nostro approccio da Coach (e non da Consulente!) che da anni riusciamo ad ottenere risultati straordinari con le Risorse Umane.
L’esperienza ci ha insegnato e dimostrato che quando riesci ad aprire il lucchetto di queste persone, ti mostrano un mondo che ha dell’incredibile.
Riesci a percepire ferite e cose non dette (e rimaste irrisolte) da anni.

 

E qual è il risultato che ne deriva?
Che nello Studio hai delle persone che lavorano con te, che dovrebbero supportarti ma invece sono fortemente ferite e non hanno più la forza.

E questo impatta anche sull’accettare le proposte di cambiamento nell’operatività.
Quando siamo di fronte a queste situazioni, nel momento in cui proponi una novità, la prima cosa che fanno è opporsi perché non vogliono che si tocchi quella ferita.

 

Come comunicare con il Team dello Studio

 

Condivido l’affermare che “ci sono due rive” e credo che all’interno degli Studi sia fondamentale sviluppare l’abilità di interazione tra le Persone.

A volte (lo dico un po’ a parziale discolpa dei Titolari di genere maschile) vi è un’oggettiva scarsa capacità di entrare in empatia ed essere attento alla sensibilità dell’altro. Soprattutto dello staff femminile che, mediamente, è più sensibile.

La differenza intrinsecamente esistente tra i due generi c’è e deve essere tenuta in considerazione e messa in leva, non vista come ulteriore fonte di intralcio.

Consideriamo peraltro che nello Studio è più frequente trovare un Titolare uomo e lo staff a prevalenza femminile.

 

Andrea:

Si e questo vale in qualsiasi Team, anche nel nostro Team.
I nostri plus (e i nostri minus) da uomo, vengono totalmente ribaltati se pensiamo ad una donna.

La stessa tematica, lo stesso confronto o anche lo stesso contrasto ha degli strascichi emotivi molto più grandi.
E questo deve essere tenuto in considerazione.

 

Ghiro:

Esattamente, la comunicazione e i suoi attributi, devono tenere in considerazione le differenze esistenti.

Ne è un esempio il modo con cui viene dato un feedback.

Tra soli uomini, sovente, non viene posta particolare attenzione alla delicatezza dei modi.
Può accadere anche che i toni si alzino ma con la certezza che dopo 5\10 minuti tutto sarà tornato allo stato di quiete.
Al contrario, alzare la voce nei confronti di una Collaboratrice, genera un impatto che rimane e magari inizia a generare quelle ferite di cui parlavamo.

Nel mio ruolo di Coach spiego l’importanza di dare feedback e l’attenzione da porre nel darli.

É fondamentale fare comprendere in primis che la critica, il nervosismo o anche il silenzio non sono attacchi personali.
Alle volte mi accade di affrontare con il Titolare determinati argomenti che sono stati fonte di malcontento e sentirmi rispondere:

”Scusa, di cosa stai parlando? Io ce l’ho con lei? Ma stai scherzando?”

E quando i Team sono molto coesi a volte aggiungono:

“…Ma io l’adoro! Se non ci fosse lei in Studio! Ma quando è successo?”

 

L’allenamento alla comunicazione

 

Andrea:

Spesso ai Titolari di Studio faccio una domanda.

“La Risorsa che dici di adorare, lo sa?

Se questa persona non lo sente, è perché forse non le viene detto.

Gli Odontoiatri hanno una mente che è costantemente allenata a cercare piccole cose.

Pensaci: la carie, la recessione gengivale…In un’intera bocca, vengono osservate e curate piccole cose che non vanno bene.
Vi è la massima focalizzazione.

Ogni lavoro porta a ripetere determinate cose, determinati atteggiamenti e determinati comportamenti.

L’Odontoiatra si allena ogni giorno a focalizzarsi sulle piccole cose che non vanno, tralasciando invece quello che viene fatto bene.

E ciò, di fatto, allena la mente a quella tipologia di comportamento che viene riportata anche nelle relazioni interpersonali all’interno dello Studio.

Questo porta il Titolare a far notare alla Segretaria o ASO le piccole cose che non vanno, perché è abituato a fare quello.
Tuttavia si dimentica di far notare a quella Persona, con la stessa energia e la stessa presenza mentale, quello che ha fatto bene e il suo valore aggiunto.

Mi preme fare una precisazione in merito al concetto “le Persone si mettono di traverso”.

Va sottolineato infatti che quello non è il problema, è la conseguenza del problema.

Mi sono trovato recentemente a parlarne anche con il gruppo dei “Quantici”: i Titolari di Studio che fanno parte del “Quantum Leap”.
E ne ho parlato facendo una metafora.

 

Nota:
Il Quantum Leap è il programma più avanzato che abbiamo in Accademia.
É il percorso a cui possono accedere solo gli Studi che hanno già compiuto un’importante evoluzione e hanno portato i loro Studi ad essere altamente performanti. Sia da un punto di vista clinico ed organizzativo che del (conseguente) profitto.

 

Il Conto Corrente Emozionale

 

Nel momento in cui c’è una relazione interpersonale tra due persone, immaginiamo che ci sia un conto corrente condiviso tra queste due persone.

Sappiamo perfettamente, perché nessuno vive nel mondo delle favole, che la cosa più importante del conto corrente è il saldo.

Immaginiamo quindi, che ogni volta in cui vengono smosse delle emozioni positive, è come se su questo conto corrente venissero fatti dei versamenti.
Ogni volta invece, che accade qualcosa che smuove emozioni meno piacevoli o negative, è come se ci fosse un prelievo.

Tutti sappiamo che nel lavoro, è normale che possa accadere qualcosa che non va.
In uno Studio Dentistico tendenzialmente disorganizzato da un punto di vista di protocolli extra-clinici, in cui come dicevamo non c’è chiarezza nei ruoli, è facile pestarsi i piedi.

É facile quindi, nell’analogia, che ci siano dei prelievi da questo conto corrente emozionale.
Per questo è importante che ci sia attenzione nel restituire i feedback positivi.

Ad esempio:

“Ti volevo semplicemente dire che sono sempre chiuso di là a fare le mie cose, a mettere a posto delle bocche e in realtà poi arrivo di qua e c’è uno Studio che è ancora in piedi, mi rendo conto che se non ci fossi tu questo Studio non sarebbe ancora in piedi. Grazie, lo apprezzo particolarmente, stai facendo una cosa molto importante…”.

Oppure:

“Ho ascoltato come hai gestito quella situazione delicata con il paziente, brava perché sei riuscita a mettere a posto una cosa che sembrava potesse scoppiare!”

Se manca questa attenzione, considerando che è normale che ci siano dei prelievi, quel conto corrente è sistematicamente in rosso.
Quando quel conto corrente è in rosso, arriva il direttore di banca che dice: “Adesso c’è da rientrare!”.

E quando la persona non ha le energie, perché il conto corrente è in rosso, si possono verificare due situazioni:
– o la persona involve, cioè si mette di traverso dando il minimo indispensabile;
– o la relazione salta e la persona se ne va.


Ghiro:

Esattamente.

Continuando nell’analogia, ciò che tutt’oggi mi stupisce è che tutti hanno del denaro da poter versare ma nessuno ha capito dov’è il bancomat per poter fare il versamento.
Nello Studio questo si traduce nelle situazioni in cui il Titolare ci dice:

“Come faccio a gestire quella persona? Come faccio a comunicare in maniera efficace con una persona? Di cosa ha bisogno una risorsa? Perché una persona che lavora per me è diversa da me che sono un imprenditore?”

La risposta è:

“Perché sono ruoli diversi. Le mentalità ovviamente sono diverse e si ricercano cose diverse”.

Alla luce di questa metafora, se devo tradurre il lavoro che facciamo con le risorse umane è aiutare ad individuare “la cassa dove versare”.

 

Domanda n. 4
All’interno del Team dello Studio esiste comunicazione “sulle persone del Team”?

 

Ghiro:

La comunicazione c’è, il problema molto spesso è il momento in cui lo si fa.
Spesso quando qualcuno parla è già tardi.

Comunicare in maniera tranquilla e prima che sorgano malcontenti avviene raramente.
I momenti di condivisione dove si parla del Team, del lavoro extra-clinico o delle frustrazioni è raro, molto raro.

Negli Studi peraltro, a volte, dobbiamo interrompere le dinamiche secondo cui:

“Del problema ne parlo con tutti tranne che con il diretto interessato”.

Le persone accade, infatti, che si chiudano in un meccanismo di “auto-protezione” perché l’idea di affrontare quella situazione è troppo dolorosa.

E questo vale tanto per Segretarie ed ASO, quanto per i Titolari.

Accade infatti di incontrare Titolari frustrati per non essere riusciti a gestire le situazioni, perché si sentono incompresi.
Alcuni dei quali giungono sino alla rassegnazione pensando:

“Che ci parlo a fare? Tanto se ci perdo del tempo…va a finire sempre nella stessa maniera…”

 

Le motivazioni della comunicazione inefficace nello Studio

 

La mancanza di comunicazione interna è da ricondursi a due culture “distorte”:
la cultura del feedback, che è assente in quanto non ci fermiamo mai a parlare;
la cultura della cura, cioè la totalizzante dedizione agli appuntamenti che, di fatto, cannibalizza i pochi attimi di interazione tra i membri del Team.

Lo Studio nel suo complesso è impegnato costantemente nel curare al meglio i Pazienti ma se il Titolare si dimentica di prendersi cura delle persone che lavorano con lui, sta auto-generando un danno.

Perdere una Segretaria o un’ASO che è cresciuta con te, ha lavorato con te e conosce il tuo metodo crea una perdita anche dal punto di vista economico per lo Studio.

 

Andrea:

Credo che ciò meriti un approfondimento in quanto ci sono due motivazioni che possono portare una Persona a non far parte più dello staff. Da cui ne derivano due impatti diversi per lo Studio.

Ci sono cioè dei momenti nei quali una persona non è più compatibile con un contesto.
Perché quello Studio è evoluto, magari quella persona non ha voluto o non è stata in grado di evolvere di pari passo e quindi non è più adatta a ricoprire quel ruolo.

Resta inteso comunque, che vi sono casi in cui il Titolare nonostante ciò, continua a tenere quella persona in organico proprio per il rapporto umano che li lega.

Per completezza, peraltro, va considerato che il mercato è cambiato per i Titolari ma è cambiato molto anche per le risorse umane perché è tutto più articolato anche per loro.
Basti pensare alla gestione della segreteria che è molto più articolata rispetto ad un tempo.

Per contro, in alcuni casi, una persona che sarebbe in grado di far prosperare lo Studio, se ne va perché bruciata da queste dinamiche di relazione e comunicazione.
Ed è in questo caso che si crea un danno reale e consistente per lo Studio.

Vi è quindi una profonda differenza.

Nel caso in cui ad allontanarsi è una persona che non è adeguata, le performance probabilmente accelerano.
Quando invece va via una persona perché “l’hai bruciata” lo Studio sicuramente ne risente.

 

Ghiro:

Esattamente ed è opportuno fare un distinguo basato proprio sul collocare la risorsa nel punto giusto.
Collocare le “persone giuste al posto giusto” significa tenere in considerazione che le persone cambiano, evolvono.
Se ci aspettiamo, che una persona quando è prossima ad andare in pensione, abbia la stessa prestanza e produca gli stessi risultati di una Persona fresca di studi, commettiamo un grave errore di valutazione.
É proprio una questione di motivazione e di mordente che varia.

Mi preme fare una breve considerazione finale.

Io credo che ci siano due atteggiamenti che il Titolare può seguire, anche in maniera complementare.

Il primo atteggiamento, di tipo tecnico, riguarda l’applicazione pedissequa di tutto il metodo e del protocollo che insegniamo nei corsi.
Vale a dire capire esattamente in quale ruolo inserire la Persona, in base alle sue competenze e ai suoi valori.

Il secondo atteggiamento, di tipo valoriale nei confronti della Persona, che riguarda il tenere in considerazione il percorso fatto insieme.
Ciò significa riconoscere che quella Persona che in questo momento non ha più quel mordente, quelle capacità o quelle performance che aveva una volta, probabilmente fa parte di quelle Persone che ci hanno portato ad essere dove siamo oggi.

 

In conclusione

 

Andrea:

Affrontando queste tematiche, mi sono sorte tre domande ulteriori in merito a:
– il corretto dimensionamento dello Studio;
– la leadership;
– i tre consigli da dare al Titolare di Studio per gestire in maniera più efficace le Risorse

Ma le passeremo in rassegna in una delle prossime puntate del Podcast.
Ed inoltre, in uno dei prossimi episodi ci concentreremo esclusivamente sulla segreteria.

Ringrazio Ghiro per il contributo dato, dandogli e dandoti appuntamento al prossimo episodio.

 

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