Come utilizzare la Musica nello Studio Dentistico per mettere maggiormente il Paziente a proprio agio

Scegliere e utilizzare la Musica nello Studio Dentistico: una leva per la Customer Experience

Ciao e Benvenuta o Benvenuto in questa nuova puntata di “Grassi Risultati in Odontoiatria”.
Oggi, ho qui con me un Ospite perché voglio parlare con Te di un argomento particolare che non abbiamo mai trattato.
Ha a che vedere con l’esperienza del Paziente all’interno dello Studio e in modo particolare, di come utilizzare la musica per mettere maggiormente il Paziente a proprio agio.

E non sto parlando semplicemente di “usare la Musica”.

Il mio obiettivo è permetterti di capire che cosa c’è dietro la Musica.
Quali sono gli effetti che la Musica fa.
Il suo potere di creare emozioni e stati d’animo. E capire che tipologia di Musica genera un determinato stato d’animo e che tipologia di musica ne genera un altro.
Così da permetterti di costruire in maniera “scientifica”, la playlist da suonare all’interno della tua sala d’attesa o nelle cuffiette del Paziente – se le utilizzi – mentre è in poltrona.

Per fare tutto questo, ho bisogno di supporto perché entriamo estremamente nel tecnico.
Ci vuole infatti Qualcuno che conosca molto bene la musica.
E per fare questa cosa, ho scelto una Persona che è un caro amico, con cui lavoriamo insieme da anni ormai.
Lui lavora nella musica da sempre, si chiama Vito. E anche se forse Vito Andriani è un nome che non ti dice nulla, io sono certo che sicuramente, molto molto probabilmente, hai ascoltato tantissime volte il suo lavoro. Perché in un certo senso è un personaggio molto famoso, indirettamente, perché è sempre stato dietro le quinte di qualcuno e di qualcosa di estremamente famoso.

Ma prima di entrare nel tema Musica…

Quale formato scegli?

A questo punto puoi decidere se ascoltare questo argomento grazie alla puntata del podcast “Grassi Risultati in Odontoiatria”, guardare il video oppure se immergerti nella lettura delle mie parole. A Te la scelta!

Qui sotto puoi ascoltare il podcast.

Qui puoi guardare il video

Oppure continua a leggere.

***

Il nostro Ospite Speciale: Vito Andriani

Andrea:

Eccoci qua!
Ciao Vito, Benvenuto!

 

Vito:

Ciao Andrea, Ciao a Tutti i tuoi ospiti!

 

 Andrea:

Sono veramente felice che Tu sia qui, soprattutto per parlare di questo argomento: della Musica.
In primis perché mi piace, è interessante, è particolare.
E poi perché Tu, mi hai completamente cambiato la prospettiva della musica o meglio dell’uso della musica da quando e da quando lavoriamo insieme.

Poi dopo raccontiamo anche questa cosa ma presentati, presentati Tu al pubblico perché lo puoi fare sicuramente in una maniera più completa, più precisa e più giusta di quanto lo possa fare io. Perché il tuo passato è meraviglioso e sono convinto che le Persone diranno “Ahhhh!!!”.

Perché molti ti conoscono senza sapere di conoscerti.

L’esperienza di 30 anni in Radio Deejay

Vito:

Beh, in realtà, malgrado io abbia fatto per un sacco di tempo la radio, quindi abbia bazzicato palchi, discoteche e console, sono timidissimo. Quindi non è la mia versione migliore quella di parlare! E come Tu ben sai, parlare in pubblico è una delle paure più importanti delle Persone. Però grazie, diciamo a questa “nuova Vita” che sto attraversando, mi sto anche sciogliendo da quel punto di vista.

Quindi il ringraziamento è reciproco: perché io porto Musica e Voi portate la novità nell’approcciarmi alle Persone.

Allora, essenzialmente ho fatto per trent’anni la radio.
La radio intesa anche come la “miglior radio” – mi permetto di dire! – perché per trent’anni sono stato in Radio Deejay.
Ho iniziato facendo regia, quella che diciamo, per Chi non ne sa, è la parte tecnica. Vale a dire che, quando uno parla, in Italia c’è questa cosa, che c’è un fonico, un regista, che fa partire le canzoni, la pubblicità, gli stacchi, i jingle, eccetera.

Quindi tutta quella parte, lì è affidata al fonico, al DJ, che toglie a Chi parla, quindi allo speaker, l’incombenza di dover manovrare anche la parte tecnica. E quindi, di fatto, libera la testa e può dire tranquillamente quello che vuole senza esser distratto da quelle che sono le commesse tecniche.

 

Andrea:

Quindi Tu eri l’uomo dietro ai programmi, quello che faceva funzionare tutto all’inizio della tua carriera.

 

Vito:

Sì all’inizio lavoravo con Amadeus, con Fiorello, Marco Baldini, Linus, Albertino, insomma quella che è stata storia di Radio Deejay, dall’inizio fino a due anni fa.

E la crescita è stata sia tecnica, nel senso che sono cambiate le apparecchiature, siamo passati dall’analogico al digitale – che sembra una cosa leggera ma tecnicamente è stata una vera e propria innovazione – quindi siamo passati dal disco/dal vinile al file dentro a un computer. Che ha tanti vantaggi perché ce ne possiamo avere milioni però il rischio è che se si incastra il computer non suoni.
Mentre il vinile fisicamente era una cosa che riuscivi comunque a mandare in onda, adesso col digitale c’era anche questo rischio. Di conseguenza abbiamo dovuto trovare degli accorgimenti, dei backup, dei work-around, rispetto al fatto che se si inchiodava qualcosa bisognava andare in onda.

 

Andrea:

Le famigerate ridondanze!

 

Vito:

Sì, delle ridondanze.

Ma poi nel corso degli anni ci sono stati momenti ed esperienze, un incendio ad esempio della radio, che ci ha permesso comunque di trovare subito una soluzione.

E questa è stata un po’ la chiave che, innanzitutto ha differenziato la radio, quella che ai tempi si chiamavano “le Radio Private” rispetto al mammut della Radio di Stato che si muoveva sempre con difficoltà.
Noi dovevamo andare in onda.
Quindi incendio al mattino, alle otto di sera eravamo di nuovo in onda mettendo come primo disco Disco Inferno, che è una meraviglia…!

 

Andrea:

 

Geniali!

 

Vito:

Il mio percorso quindi è iniziato con la regia a questi programmi di Fiorello, di Amadeus, con anche tanto coinvolgimento personale.
Perché i programmi in radio nascevano anche nei corridoi, del tipo: “Vieni che devi registrare questa cosa qua”. Ti facevano leggere un testo che non sapevi dove andava a finire, poi nel montaggio ti risentivi in onda che eri lo scemo del villaggio e dicevi delle cose senza senso, per poter fare spettacolo.

 

Andrea:

Quindi, di fatto, io ascoltavo “Baldini Ama Laurentis” perché Tu eri in regia lì dietro! E tutti quelli che insieme a me ascoltavano “Baldini Ama Laurentiis” avevano Te che facevi funzionare tutto.

 

Vito:

Sì, sì.

Prima “Viva Radio Deejay”, “Baldini ama Laurentis”, “Unoquattroquattro”, poi “Baldini slam” con Marco Baldini, Amadeus che faceva il programma di mezzogiorno.

Insomma, è stato un crescendo di esperienze!

E quello poi, era anche il lavoro che ci portava a fare magari delle esterne nei locali. Quindi andavamo nei maxi locali (perché al tempo le discoteche aprivano, quindi c’erano discoteche da 5, 6, 10 mila posti) e andavamo a fare le serate.
Ed io anche lì, facevo la parte tecnica. Quindi io mixavo e c’era magari Amadeus che intratteneva con la voce.

 

Andrea:

Insomma, Tu eri quello che faceva ballare tutti, fondamentalmente.

 

Vito:

Esatto. Io ero fisicamente quello che suonava. Anche se si offendono sempre i musicisti quando un DJ dice “Io suono”.

 

Andrea:

Guarda, io questa cosa io questa cosa non l’ho mai capita Vito!
Quando sento i DJ che dicono “Vado a suonare”, non l’ho mai capito…!

In effetti produci della musica quindi da un certo punto di vista capisco che si possa “suonare” ma a me richiama altro…

 

Vito:

Deriva sostanzialmente dal tasto “play”.
Sai meglio di me che in inglese ci sono delle parole che poi vengono tradotte. “Play” inteso come verbo “suonare”, è diventato “suono” anche per il DJ. Senza nulla togliere a Chi…

 

Andrea:

A Chi esegue quella musica su cui tu fai play.

 

Vito:

Sì, anche se ultimamente, bisogna essere concreti e comprendere anche come si è modificato nel tempo la composizione, l’esecuzione, eccetera. Insomma tutto quello che adesso è musica, non è più quello che era una volta il suonare realmente uno strumento.

 

Andrea:

Ok! Beh poi mi dicevi, la regia… Scusa sono io che ti continuo ad interrompere perché mi appassiona.

 

Vito:

Poi sono cresciuto…

C’è stata una scissione all’interno di Radio Deejay e quindi nella riorganizzazione dei ruoli, sono diventato Responsabile di Produzione.
E quindi gestivo una quindicina di fonici e una quindicina di Studi. Perché chiaramente la radio aveva sedi a Milano a Roma, quando c’era l’estate a Riccione, a Torino. Tipo il programma con Luciana Littizzetto lo facevamo da Torino. E poi tutte le esterne che erano magari nei Tour, oppure nelle Fiere. Ad esempio la Fiera della Moto, la Fiera dell’Auto a Bologna.

Insomma, tutta quella gestione dei collegamenti con Chi stava all’esterno, era anche materia mia.
Per una quindicina d’anni ho fatto questo, mantenendo comunque l’anima da DJ.
Perché “si nasce e si muore DJ”, questa è una cosa che dice Renzo Arbore, per cui l’ho presa come motto personale.

Si nasce e si muore DJ.

E questa esperienza da DJ, che un tempo era un po’:

“Che lavoro fai?

“Il DJ.”

“Sì e poi? Come lavoro cosa fai?”

Adesso è diventato un pochino più seria. E quindi l’esperienza e la cultura musicale che Uno si fa nel corso degli anni, poi la mette in pratica, per quello che adesso è diventato un mondo musicale ma un mondo multimediale.

 

Vito:

La Musica quindi è diventata la colonna sonora in un sacco di situazioni.

Tu sai perfettamente quanto è importante in un film, in uno spot, piuttosto che in un racconto, avere un sottofondo musicale che riesce a dare l’atmosfera giusta.

Quindi questa esperienza di anni e anni di musica ascoltata e suonata mi ha dato l’opportunità poi di mettermi in gioco in una nuova funzione. Che mi faceva di nuovo divertire, perché la radio è cambiata e non era più tanto divertente come era all’inizio.

Vito Andriani all’interno di EKIS

Andrea:

Beh guarda, io da un certo punto di vista, sono felice che Tu sia arrivato a questa tua – la possiamo definire – “la terza fase della tua carriera”.

Perché da dj, al responsabile tecnico, oggi.
Oggi forse è più difficile definirla… Diamo qualche info in più per Chi ci ascolta.

Prima ho detto da qualche anno lavoriamo con insieme…

Vito è diventato un pezzo importante del team Ekis, per due punti di vista.
Uno che francamente fa “di tacco”, perché Vito ha la responsabilità delle regie dei nostri eventi più importanti. Quindi, ad esempio, lo dico per tutti i Dentisti che ci ascoltano e che sono stati a un nostro Laboratorio A++, ecco, la regia e la gestione dei video e della musica, è gestita da Vito. Tutto viene coordinato da Vito.

Te l’ho detto un sacco di volte e mi ha fatto sorridere quello che dicevi prima, relativamente a quello che era il tuo lavoro nei programmi radio. Quando dicevi che Chi era lì dietro al microfono, era libero di concentrarsi senza preoccuparsi di ogni singola cosa. Perché partiva la musica giusta al momento giusto, succedeva tecnicamente che andasse tutto bene, eccetera.

Prima sorridevo, perché è esattamente quello che mi succede quando Tu sei in regia.

Io sono lì sul palco che devo dire le mie robe e so che se deve partire quel video, se c’è quella cosa, se ci deve essere quella musica, tutto funziona perché Tu scegli i pezzi.
Senza contare quella tua, secondo me, cosa da maestria, determinata dal fatto che – l’hai detto anche Tu – vivi nella Musica da sempre, di tirare fuori “quel pezzettino” quando c’è quella situazione particolare, che se uno si ferma a riflettere il pezzo che hai scelto e il pezzo che hai messo, dice “Vabbè, è un genio!”.

Io vorrei avere la lucidità di poter scegliere le canzoni giuste al momento giusto!

E ok, questa è quella che “fai di tacco” secondo me.

La cosa molto bella che hai permesso di sviluppare all’interno di Ekis, invece, è un bellissimo progetto nella nostra divisione Corporate, per sperimentare…

L'uso della Musica nelle attività di Team Building per fare squadra

Andrea:

Non è ancora il cuore della puntata, perché dobbiamo ancora entrarci dentro ma questo passaggio secondo me è importante per Chi ci ascolta.

Ci racconti un po’ di come usate la musica per lavorare insieme ai gruppi di lavoro?

 

Vito:

Sì.
É quello che mette insieme diciamo l’esperienza Ekis e “l’esperienza Radio Deejay”.

Perché questo nasce dalla mia amicizia con Giovanni Sposito, che non è un ascoltatore ma è quasi uno stalker di Radio Deejay. Perché lui veramente ce l’ha nell’anima e siamo diventati amici. Ci siamo incontrati nel momento in cui son venuti a promuovere il Beautiful Day 12 o forse più anni fa. Ci siamo conosciuti, abbiamo iniziato a frequentarci e da lì è nato il “dobbiamo fare qualcosa insieme.

E questo “dobbiamo fare qualcosa insieme”, si è declinato nell’applicare la Musica alla variazione degli stati.

In poche parole:

la Musica può condizionare l'umore delle Persone, o addirittura far capire le Persone.

Perché quello che cerchiamo di mettere in atto, è tirar fuori l’intimità personale, che in un Gruppo delle volte è così un po’ nascosto. Perché ci si vede così fugacemente, magari alla macchinetta del caffè e non si ha la possibilità di approfondire la personalità delle persone.

Di fronte alla scelta musicale, uno tira fuori un pezzettino della sua intimità.
E la cosa strana, per non dire magica che succede, è che davvero vengono fuori delle cose intime.

Nel senso che, se a me chiedessero “Qual è una canzone che ti ha segnato ha?”, magari tiro fuori “Vamos à la playa” perché ero a Ibiza con una bionda che poi non ho più incontrato.
E questo potrebbe essere un modo di raccontarsi.

In realtà, vengono fuori sempre delle cose molto personali.
Quello che mi faceva sentire mio nonno che non c’è più. Quello che mi faceva sentire il mio amico che adesso non vedo più.
Stupisce tantissimo questa cosa qua. Ma ormai è diventata la normalità: dopo il secondo, il terzo che va in sharing sulla musica vengono fuori questi pezzi di passato e di profondo, che servono a cementare le persone.
E quando Tu vedi una persona commuoversi per una canzone, secondo me la guardi con un occhio diverso.

 

Andrea:

Sì e non solo.
Sai che io prima di passare il testimone a Giò per tutta quanta la gestione della divisione Corporate, per anni e anni, ho fatto non so più dire quante centinaia di esperienze di Team Building con Gruppi Aziendali italiani ed esteri.

E le Persone sono tanto abituate sul posto di lavoro, grande o piccola Azienda che sia, a interfacciarsi tra di loro da un punto di vista professionale.
Dimenticandosi, o non prendendo in considerazione tante volte, che dietro a quel Professionista – usiamo questo termine per definire una Persona che dovrebbe essere capace di fare qualcosa se inserita all’interno di un ruolo di un’organizzazione aziendale – che dietro quel ruolo, quella dimensione professionale, c’è una dimensione personale e c’è una dimensione umana.

Molto spesso Chi guida questi Gruppi di Lavoro – un Libero Professionista, un Piccolo Imprenditore o un Dentista nel nostro caso – vuole che queste Persone riescano a lavorare meglio insieme.
Ed è molto difficile creare fiducia e sintonia, se c’è una conoscenza solo della dimensione professionale. Che non vuol dire, che tutte le Persone che lavorano insieme, devono diventare amici. Ma compenetrare anche quella dimensione un pochettino più umana.

E la cosa che mi è piaciuta tantissimo di questo programma che avete messo insieme, e che ho visto all’opera su Persone diverse, con background diversi e in Organizzazioni diverse, che hanno dinamiche e regole del gioco differenti, è che si genera sulle Persone la stessa tipologia di effetto.
É la stessa identica dinamica.
Significa che questo è “Musica-Essere umano”, cioè c’è un rapporto diretto.

E qua ti faccio una domanda, perché è una cosa che mi hai insegnato e che mi piacerebbe che arrivasse forte a Tutti.
Perché io ho ammesso pubblicamente e detto:

“Cavolo, sai cosa Vito? Per me la musica è sempre stata esclusivamente intrattenimento. Cioè ha una funzione di intrattenermi in un determinato momento. Voglio qualcosa nelle orecchie che non sia il silenzio, ascolto della musica che mi piace.”

In realtà Tu mi hai fatto capire che la musica è molto di più, ha molti più usi, ha molte più finalità. Raccontaci un po’ dai…

La funzione e il potere della Musica

Vito:

La musica è ovunque.
Nel senso che la Musica è suono, quindi vibrazione, risonanza.
E noi che siamo fatti essenzialmente d’acqua, andiamo in risonanza, andiamo in vibrazione. Quindi la musica, ci manda in quello stato emozionale generato dalla canzone.

Anche quello che accennavi “perché ti piace un genere musicale rispetto a un altro”, è fondamentale, analizzandolo, nell’imprinting che uno riceve. O dall’ambiente che frequenta o dagli amici o da quello che in una certa situazione lo fa stare bene.

Quindi, quel marchio ti rimane.
Questo tipo di musica, questo tipo di suono, di vibrazione, mi fa stare bene? E io vado a cercarmi delle cose simili a quello che mi mette in quella condizione.

Adesso chiaramente è tutto molto più, anche un po’ meccanizzato. E manca forse quella parte di emozione spontanea.
Considera che adesso, quando fanno un pezzo, sanno esattamente che cosa vogliono generare. Vale a dire che, a tavolino, si decide se deve essere un successo, dove deve andare a colpire e cosa deve andare a colpire.
Quindi negli arrangiamenti, addirittura, vengono utilizzate delle note – ad esempio gli accordi maggiori o minori – che servono a generare degli stati d’animo di allegria e di benessere, o di riflessione, di tristezza, di interiorità.
Tutto questo utilizzando semplicemente degli accordi maggiori o minori

 

Andrea:

Fammi capire se ho capito bene…

Tu mi stai dicendo che oggi, grazie a quello che si è capito essere l’effetto della musica (che poi voglio tornare sulla questione degli stati d’animo di cui hai parlato più volte), quando viene prodotta una canzone, affinché sia un successo che buca, a tavolino noi vogliamo che la Persona che l’ascolta provi questo o provi quest’altro, quindi viene costruito appositamente l’arrangiamento.

 

Vito:

Esatto.
Ad esempio, quando siamo in inverno, se ci fai caso escono molte più canzoni lente e tranquille. Quindi con accordi minori, riflessivi. Perché l’inverno è molto più intimo rispetto all’estate, che è più euforica, più allegra e si utilizzano arrangiamenti che sono maggiori.

 

Andrea:

Con la riflessione che ho fatto mi son sentito uno stupido… Nel senso che ho detto: Ah ecco! La hit dell’estate diventa hit dell’estate, non perché esce in quel periodo e piace. Ma perché a tavolino è pensata così, preparata così, per farla uscire in quel periodo. Perché in quel periodo le Persone vogliono ritmi diversi e dinamiche diverse.

 

Vito:

Se vai ad analizzare, vedrai che il 95-98% degli arrangiamenti delle canzoni estive (quindi euforiche) sono tutte accordate in maggiore.

Poi c’è un’altra teoria sulla risonanza fisica, che è la teoria del 432 Hz, che è la frequenza più simile al nostro corpo. Per cui alcuni utilizzano anche questo strumento, per andare in risonanza con il fisico.

Insomma, ci sono un po’ di accorgimenti, anche se non scientifici.
Perché, ti ripeto, ci sono delle teorie che raccontano come gli accordi minori siano ricollegabili al pericolo. Quindi se un orso ti vuole spaventare, quel suono lì è minore e ti riporta alla paura, all’intimità e al pericolo, rispetto agli uccellini e al fruscio dell’acqua che sono suoni in tonalità maggiori.

 

Andrea:

Mi hai fatto venire in mente una cosa.
Sono stato, a tratti avanti e indietro, in Sudafrica proprio per dei Team Building per una casa automobilistica, quella che allora era Fiat.

Mi hai fatto venire in mente la sensazione di paura profonda ancestrale, che ho provato quando ho sentito poco distante un ruggito di leone. Che in effetti è questo suono grave, accordo minore, proprio minore che più minore non c’è! In effetti io non l’avevo visto quel leone, aveva semplicemente ruggito da lontano. Ma mi sono arrivate queste vibrazioni nello stomaco e sono stato pervaso quasi una paura atavica, indotta da quella vibrazione.

 

Vito:

Sì, ti ripeto, non c’è nulla di scientifico ma si pensa che sia derivato proprio da queste sensazioni e queste percezioni che sono state vissute dai nostri antenati.

La Musica e lo Studio Dentistico

Andrea:

Ok, allora entriamo un po’ nella tematica perché il Dentista ci ascolta e dice:

“Ok, quindi per me che cosa c’è in tutto questo?”

Hai detto che la Musica ha il potere di indurre determinati stati d’animo.
Sei passato un paio di volte su questa questione e i Dentisti hanno a che fare con la musica, perché qualcuno di loro mette la musica in sala d’attesa, qualcuno di loro propone al Paziente in poltrona le cuffiette, per rilassarsi.

Ecco, come funziona questa parte della musica che induce stati d’animo?
E spiegandocela e collegandola al Dentista, immagino che ci sia della musica che induce una determinata tipologia di stati d’animo e ci sia della musica che ne induce un altro tipo.
Di conseguenza bisogna capire “cosa fa che cosa” per il Dentista, per poter scegliere correttamente quello che gli serve.

Dai raccontaci un po’ questo mondo…

 

Vito:

Per capire anche come passare da uno stato all’altro…

Nel senso che, sai bene che nelle attività sportive, la musica è stata vietata a livello professionistico, perché è considerato doping.

Quindi è realmente qualcosa che ti cambia lo stato, che ti aggiunge qualcosa rispetto alla normalità.

Come viene utilizzata la Musica

Vito:

Bisogna ben definire la musica come viene utilizzata.

Nel senso che, prendo spunto dai format delle radio, perché tutte le radio chiaramente puntano ad essere le più ascoltate (quindi c’è la differenza tra chi parla tanto e chi parla poco, chi mette più musica e che tipo di musica).

Però quello che accomuna tutte le radio – e quindi il minimo comune multiplo come si diceva in matematica – è quello di utilizzare i successi, le cose rassicuranti, quello che viene ascoltato normalmente. Tranne in un grande magazzino (in Italia non ci sono gli ascensori chilometrici per cui non c’è l’Elevator Music), se ci fai caso sono sempre cose conosciute e tranquille.

Quindi nel voler generare questo tipo di stato, quindi rassicurare e mettere magari il Paziente in una condizione di comfort, secondo me va scelta sempre una musica conosciuta.
Non necessariamente gli ultimi successi ma magari un passo indietro, sei mesi prima o comunque cose conosciute. Sono musiche che riconosci e ti mettono nella situazione di tranquillità.
Poi ognuno ha la sua storia, nel senso che come dicevo prima, magari una canzone ti ricorda una situazione piuttosto che un’altra.

 

Andrea:

Ok, ti chiedo di fare un passo indietro, perché a me piace non dare nulla per scontato.

Prima hai detto una cosa che secondo me è la dimostrazione più importante.
Per quanto la scientificità di tutto questo è ancora da definire correttamente, hai detto: hanno vietato nello sport l’utilizzo della musica.
Cioè un atleta in performance sportiva, non può ascoltare musica perché è stato dimostrato che la musica ha il potere di alterare la performance. In questo caso la fisiologia del corpo e di conseguenza le performance dell’atleta.

Gli effetti della Musica sul corpo

Andrea:

Cosa fa la Musica sul corpo di una persona, ancora prima di che musica scegliere per tranquillizzare il paziente?

Perché quello secondo me, è il link importante che il Dentista o chiunque che vuole utilizzare la musica con una determinata finalità, deve comprendere.

Cosa fa la musica sulla fisiologia tanto da cambiare lo stato d’animo?

 

Vito:

Sicuramente, approfittando anche dell’esperienza con EKIS, le ancore musicali sono fondamentali. Cioè il modo di caricarsi con la musica e quindi di collegare un determinato stato a una determinata canzone. Questo diciamo che è l’espediente che utilizzano gli sportivi. E quindi quella canzone, ti mette in quella condizione che hai generato.

 

Andrea:

Quindi, di conseguenza, quel determinato stato d’animo fa produrre al corpo di questa Persona una tipologia di ormone, invece che un’altra.
E questo ormone diventa quel doping naturale per la performance, in quel caso.

 

Vito:

Questo è quello che hanno vietato, perché hanno proprio visto scientificamente, come la generazione di ormoni viene alterata con l’ascolto della musica.

Normalmente è molto soggettivo. Per questo dicevo che bisogna stare un pochino nel mezzo, un po’ in democrazia. Perché poi la musica è molto soggettiva: quello che per me è un bel ricordo, magari per qualcun altro può essere un aggancio, un’ancora, un’associazione a qualcosa che magari genera un malumore.

Quindi è molto complicato essere trasversali.

 

Andrea:

Sì, provo a chiarire il concetto di “ancora” a cui fai riferimento, per Chi ci ascolta ed è meno avvezzo a determinati termini, che non usiamo così spesso in questo podcast.

Molto spesso si può chiedere ad una persona:

Ok, se ascolti quella canzone, se senti un determinato profumo (perché poi la cosa vale anche con un determinato profumo), questo ti collega qualcosa?

Se in un determinato momento emozionante – particolarmente bello o particolarmente spiacevole – quella Persona ha associato quella canzone a quello stato d’animo, quella canzone che è agganciata (ancorata in questo senso) nella testa di quella Persona, ha la capacità anche a distanza di tantissimo tempo una volta riprodotto, una volta riascoltata, di tirarsi dietro la fisiologia del corpo. Di rimettere cioè la Persona all’interno di quel determinato stato d’animo.  
Ancoraggio in questo senso.

Quindi Tu dicevi: bisogna stare attenti.

Perché ovviamente se io ho quella canzone che ha le caratteristiche per essere quella canzone giusta da poter utilizzare per mettere una persona in uno stato di calma, di rilassatezza e farla sentire a proprio agio, quella Persona l’ha associata a un evento particolarmente negativo, quella canzone può fare l’effetto contrario.

Ma genericamente quella tipologia di suoni, di mix di suoni, di arrangiamento, di musica ha quella tipologia di effetto.

La Musica da utilizzare all’interno dello Studio Dentistico

Andrea:

Okay, di che musica ha bisogno un Dentista che vuole mettere le Persone in sala d’attesa o alla poltrona in uno stato di rilassatezza, di fiducia, di serenità, di calma?

Di che tipologia di musica ha bisogno, che caratteristiche deve avere?

Se puoi darci qualche esempio, anche di canzone, visto che non possiamo far ascoltare niente altrimenti ci blindano su tutte le piattaforme per il diritto d’autore…!

 

Vito:

L’esempio più classico che si fa è “Eye of the Tiger” del film Rocky, che ti dà quella carica adrenalinica per farti esplodere diciamo nel momento giusto.

 

Andrea:

A me fa venire la pelle d’oca “Eye of the Tiger”!

Le cover di canzoni famose

Vito:

Esatto!

Ed è quello che abbiamo raccontato, che è stato così un po’ vietato.

Quello che consiglio è di non associarsi realmente a una canzone.
Ci sono delle versioni, ad esempio adesso delle cover lounge anche di grossi successi, che sono rilassanti perché sono eseguiti con un mood tranquillo, si usano tanto per gli aperitivi quando uno conversa. In modo che creano un sottofondo ma allo stesso tempo sono riconoscibili, quindi è la versione di una canzone famosa eseguita in una maniera più morbida.

Questa cosa qua, è rassicurante.
Perché riconosco la canzone ma è tranquilla e mi mette in uno stato d’animo rilassato.

 

Andrea:

Quindi c’entra quell’obiettivo che dicevi prima, che è un po’ la strategia della radio, di usare la musica nota perché è quella che si fa ascoltare meglio. Ma con questo accorgimento di un arrangiamento diverso, di una cover, questa cosa cortocircuita quell’ancoraggio di cui parlavamo prima.

 

Vito:

Sì perchè se Tu hai un ricordo legato a quella canzone, se ascolti quella canzone io non posso sapere bene o male qual è la tua reazione. Con una cover non è detto che si ottenga lo stesso effetto.

 

Andrea:

Sì, perché molto spesso le Persone pensano che la canzone sia il testo della canzone. Ma qui stiamo parlando della musica, del suono.
E nel momento in cui cambia, diventa una cover, è tutto diverso, il suono è diverso. E quindi quelle neuro associazioni sono completamente diverse.

Ok, quindi scegliere delle cover di canzoni famose, ma di che tipologia di canzoni famose?

Fammi qualche esempio di canzone adatta per quello scopo.
Perché se io dico: “Eye of the Tiger” è una canzone conosciuta ma io suono quella in sala attesa, genero tutto tranne che calma e rilassatezza.

 

Vito:

 Certo! Però se metti “Fly me to the moon” – che almeno per me è meravigliosa – ce ne sono mille versioni, è rassicurante.
Quel “fammi volare sulla luna”, Uno se sa cogliere magari qualche sfumatura del testo, ha una leva in più nella scelta delle canzoni.

E lo sai bene.
Noi quando sottolineiamo dei momenti con delle canzoni che vanno magari a glorificare un momento, il testo è fondamentale, tant’è che a volte usiamo la Mannoia con quel “Che sia benedetta”, quando c’è un momento di esaltazione.

I Titoli di canzoni per la sala d’attesa dello Studio Dentistico per generare calma e rilassatezza

Andrea:

Ok, allora ti chiedo questo, poi da qui arriviamo a consigliare il Dentista come fare a costruirsi una playlist.

Se io volessi, per la mia sala d’attesa, costruire una playlist, mi dici cinque titoli di canzoni diverse che posso suonare – a questo punto dico suonare, mi metto nei panni del dj! – nella sala d’attesa del mio Studio per generare calma e rilassatezza?

Cioè, per una Persona che è lì e si sente al sicuro.

Io mi immagino che la Persona non sia a proprio agio, è spaventata, ha paura del Dentista.
Ok? Io voglio infondere in questa Persona più sicurezza, più calma, più serenità.

Che tipologia di canzone metteresti se Tu fossi in regia?

 

Vito:

Ok, nella sala d’attesa…

Allora, sto guardando sulla mia playlist personale.

C’è un pezzo meraviglioso che è “What a wonderful world” è quello di Israel Kamakawiwo’ole (la prossima volta ti racconterò la storia del successo di questa canzone a cui in una minima parte ho contribuito).
É molto rassicurante perché anche qui What a wonderful world è sicuramente un messaggio positivo e anche questa è una canzone che chiunque ha ascoltato quindi è molto rassicurante.

Poi c’è una canzone, un motivo, che è particolare perché è suonato con degli strumenti che sono rassicuranti.
É un pezzo suonato con l’arpa, si chiama Andreas Vollenweider, è un arpista svizzero che è diventato famoso perché il suo album è andato prima del concerto di Prince. Quindi mentre la gente aspettava di vedere Prince, c’era in diffusione questo Andreas Vollenweider.
L’effetto è stato che la settimana dopo, al numero uno delle vendite, non c’era Prince ma c’era Andreas Vollenweider!  Si sono innamorati tutti di quest’arpa magica.

E poi ti posso consigliare, vediamo…

 

Andrea:

Le stai cercando in diretta…!

 

Vito:

Beh sai, se sono troppo particolari, poi magari sono troppo personali perché anche collegate a momenti miei. Tipo “Street life” che è un pezzo dei Cruzedos, che è stato rifatto in mille versioni e ce ne sono anche di versioni belle morbide.

Ma anche qualcosa di Michael Jackson, “Billy Jean”, ci sono delle versioni Lounge bellissime.

Vediamo, cos’altro ti posso dire…?

Le caratteristiche delle canzoni per la playlist dello Studio Dentistico

Andrea:

Dimmi una cosa Vito, che caratteristiche hanno le canzoni alle quali stai pensando, che stai scegliendo? Cioè, per indurre quegli stati d’animo lì, che caratteristiche devono avere queste canzoni?

Non so se sto semplificando troppo una domanda ma vorrei che il Dentista capisse che tipologia di canzoni scegliere.

Hanno determinati BPM? Hanno determinate tipologie di suono?

 

Vito:

Sì, è un po’ l’insieme di queste caratteristiche.

Non devono essere eccessive nei suoni.
Quindi suoni morbidi, arrangiamenti melodici.

Non troppo veloci, quindi non troppo ritmate.
O se veloci ma “sottolineate”. La velocità non è detto che sia una caratteristica negativa.

Essenzialmente ti dico il suono.
Il suono deve essere morbido, deve essere accogliente, deve essere rassicurante, deve mettere quell’allegria, quella simpatia verso il prossimo.
Deve trasmettere il buon umore, senza esagerare. Però ti deve dare quella percezione di “questa musica non mi dà fastidio”, che è già un grosso vantaggio.

Per assurdo non devi quasi notarla, perché se una cosa la noti è perché in qualche modo ti sta disturbando.

 

Andrea:

Quindi suono la musica in sala attesa – fermo restando tutta la corretta gestione del diritto d’autore per farlo, diciamolo perché è importante – anche la scelta del volume ha la sua rilevanza.

Perché vedi, molti non sanno cosa mettere e lasciano la sala d’attesa in silenzio.
Altri mettono qualcosa ma scelgono qualcosa di “preconfezionato” scegliendo magari le “musiche per la sala d’attesa” su Spotify e fanno suonare quella, con il rischio di perdere completamente il controllo di quello che viene messo.
Cioè sì, magari c’è della musica carina ma si perde l’opportunità…

 

Vito:

Scusa se ti interrompo, considera anche che Chi compila quelle playlist, normalmente ci mette i suoi brani. Quindi Tu alla fine è vero che hai dentro dieci canzoni famose ma magari ci sono dentro anche dieci canzoni sconosciute, che servono a Chi compila quelle playlist a ricavare qualcosa dal suo lavoro.

 

Andrea:

..Giusto!
E di conseguenza, c’è la musica ma diciamo che “hai fatto il compitino”, hai messo della musica in sala d’attesa.
Mentre puoi scegliere razionalmente la musica da utilizzare, passi così a un livello successivo e ti costruisci la tua playlist per la sala d’attesa.

Ok, ci hai dato qualche input, ci hai dato qualche esempio di canzone da scegliere, però io mi metto nei panni del Dentista e dico:

“Io non ho la conoscenza musicale, posso pescare dalla musica che ascolto io…! Ma come posso mettermi nelle condizioni di scegliere, non scientificamente ma intelligentemente, con raziocinio la musica da suonare in sala di attesa? O magari da dare al Paziente se vuole la cuffietta che non mi chiede la sua playlist preferita?”

 

Vito:

Eh sì, qui purtroppo è andata in detrazione rispetto alla mia professione, l’arrivo di Spotify, di Apple, di Amazon Music, perché una volta ci chiedevano le playlist.

Quindi io facevo dei lavori, mi è capitato di fare dei lavori anche per Studi Dentistici, facevo la famosa “cassettina” che aggiornavo con nuove canzoni una volta al mese.

 

Andrea:

Ah!! Le canzoni e gli amici della cassettina anche lì!

Non sapevo di questa cosa anche per le sale d’attesa!

Crea la tua radio con Spotify

Vito:

Sì, ho fatto un sacco di questi lavori.

Adesso con l’avvento di Spotify ad esempio, ci sono degli strumenti per compilare delle playlist simili. Nel senso che, sicuramente poi la caratteristica e la personalità di uno Studio, un briciolo di anima sicuramente ce l’ha.
Quindi quello che piace a Chi comanda la musica e capisce, grazie magari ai piccoli suggerimenti che abbiamo dato, quale può essere una canzone tipo che ascoltata in sala d’attesa non dà fastidio, è rassicurante, è conosciuta e mette anche di buon umore, può trovarne di simili.

Una volta individuata quella canzone, ad esempio su Spotify c’è la funzione “fai la radio partendo da questa canzone”. Quindi il software compila una lista partendo da quella canzone e proponendone di simili. Una volta che ti restituisce la playlist, Tu puoi dire “questa mi piace o non mi piace, la tengo o la scarto” e man mano il software aggiunge altre canzoni tenendo conto di quello che hai scartato, proponendoti delle alternative.

In questo modo, si va a compilare una playlist, che è molto da Intelligenza Artificiale (che Tu sai di cosa parlo!) e anch’io devo dirti che sto iniziando a utilizzare l’Intelligenza Artificiale.

 

Andrea:

Sì, assolutamente! Sai che sono fan!

 

Vito:

Ad esempio mi è capitato di fare un lavoro con donne quarantenni e ho chiesto a ChatGPT di restituirmi una playlist motivante per donne imprenditrici dai quaranta ai cinquanta anni. Mi dato tutta una playlist, motivando esattamente il perché aveva scelto quella canzone piuttosto che un’altra.

E questo è pazzesco… Purtroppo per i DJ.

 

Andrea:

Purtroppo per i DJ, vero.
Ma sai l’Intelligenza Artificiale, da un certo punto di vista, è purtroppo per tante altre cose!

In realtà diventa poi molto interessante fondere quello che si fa con l’Intelligenza Artificiale, per portarlo ad un altro livello.

Perciò, ricapitolo.

Hai detto: individuo partendo da anche solo delle canzoni che a me personalmente fanno stare bene, fanno stare rilassato, mi fanno sentire al sicuro.
Ne cerco una versione, magari in quella modalità che abbiamo raccontato.
La faccio andare su Spotify e poi uso la funzione “crea la radio partendo da questa canzone”.

É l’intelligenza artificiale di Spotify che ti dice: “Tranquillo, ti scelgo io delle canzoni che hanno delle caratteristiche uniche”.

Le prendo, scarto quelle che non voglio, tengo le altre e così mi sono fatto magari una playlist di 2, 3, 4, 5 ore.

Dentista, consiglio per Te, fai una playlist lunga.
Perché se una persona viene spesso nella tua sala d’attesa in un determinato periodo e tu hai sempre quella stessa canzone che suona, va a finire che ancori quella persona al tuo Studio con quella canzone. E non è la cosa che io farei!

Quindi cerca di avere una playlist il più lunga possibile, di canzoni costruite con questo sistema che sai che vanno bene. Perché è tutta musica che induce calma, serenità, sicurezza.

L’altra cosa che dicevi, che è molto interessante per ampliare la dimensione della playlist di cui stiamo parlando, si va su ChatGPT e specifico esattamente il contesto.
Quindi costruendo il prompt, dando il comando comportati come un esperto dj, il contesto è “devo mettere della musica all’interno della mia sala d’attesa”, specifico la tipologia di persone che frequentano quella sala d’attesa, gli dico “voglio canzoni che tranquillizzino diano serenità, sicurezza e fiducia proponimi almeno cinquanta titoli”.
Ti fai proporre i titoli da ChatGPT e poi li cerchi su Spotify o Apple Music.

 

Vito:

Oppure matchando le due cose. Nel senso che magari ChatGPT te ne può dare dieci e poi Tu da quelle dieci su Spotify realizzi dieci playlist diverse, partendo da quella canzone che ti va a esplodere la playlist.

 

Andrea:

E poi metti tutto insieme.
Okay, bello!

La musica da usare alla poltrona

Andrea:

Tra l’altro, la stessa cosa per tutti quei Dentisti che danno le cuffiette, gli auricolari al Paziente in poltrona, avere della musica, delle playlist da proporre al Paziente che hanno tutte la capacità di indurre lo stato d’animo più adatto alla seduta in poltrona, è molto più comodo, invece che fargli andare ad ascoltare della musica a caso. Che è musica magari che piace alla Persona ma che non è quella più utile al momento in poltrona.

 

Vito:

Ecco, io magari mi permetto di dire: in poltrona musica classica e non canzoni. Perché è un momento particolare, magari dove puoi, come dicevamo prima, collegare l’evento. C’è un minimo di dolore e finisce che colleghi quella canzone a quel momento particolare.

Normalmente con la musica classica, siccome è molto più diluita, fai fatica a legarti a un particolare motivo.

 

Andrea:

Bellissimo passaggio Vito!
Non avevo fatto questa riflessione.

In effetti è vero: il disagio della poltrona con quella canzone in quel momento nelle orecchie può creare un’associazione forte e disgustare poi quella Persona con quella canzone.

Interessante la musica classica. O anche delle basi magari senza parole, solo musica.

 

Vito:

Sì, solo musica secondo me è meglio.
Perché comunque anche le parole poi vengono associate magari a un momento non bellissimo.
E magari se una canzone sta cantando “Sei fortissimo!” uno si dice “Altro che sei fortissimo, sto sentendo un gran male!”. E tutte le volte che uno gli dice “Sei fortissimo” lo ricollega lì.

 

Andrea:

Forse è al limite delle associazioni ma perché no?
Non male!
É una finezza, questa è la classica finezza che c’è dietro all’esperienza.

 

Vito:

Perché rischiare? Stiamo sul meglio….

 

Andrea:

Esatto! Perché cercarsi il freddo nel letto?
Mettiamoci nelle condizioni di farla giusta e facciamola giusta!

La Playlist di Vito Andriani per lo Studio Dentistico

Andrea:

Arrivati fino qua, ti posso chiedere, dai, per il Dentista che non sa niente di musica, di mandarmi una micro playlist che Tu realizzeresti – come tornando ai tempi delle tue cassettine – che poi il Dentista usa come base per espanderla e personalizzarsela, per rendersela poi lunga abbastanza per la sua sala d’attesa?

Rispettando ovviamente, ripeto, tutte quante le regole che ci sono per la diffusione di musica in Studio.

 

Vito:

Certo Andre, volentieri!
E comunque sì, anche se minima, è normale pagare una quota di SIAE e stare così tranquilli senza rischiare.

La Playlist per la sala d'attesa dello Studio Dentistico

Compila il Form e Accedi alla Playlist Musicale creata da Vito Andriani 

NB: Ti consiglio di aprire la mail che riceverai con il link della Playlist dal tuo cellulare, per ascoltarla direttamente all’interno di Spotify.

In conclusione

Andrea:

Vito grazie mille!

A Te che hai letto fino qua, mi raccomando come sempre se non l’hai ancora fatto segui il podcast! Così ogni volta che esce un episodio come questo ti arriva la notifica.

E se non l’hai ancora fatto, lascia una recensione sul podcast così aiutiamo l’algoritmo a far arrivare le puntate alle Persone con gli stessi interessi.

Io ti aspetto nel prossimo episodio!
Ciao Vito e grazie ancora.

 

Vito:

Grazie a Te, saluti a tutti!

 

Andrea:

Ciao!

Fammi arrivare la tua Voce!

Il tuo feedback e i tuoi suggerimenti per ulteriori puntate sono molto preziosi.
Compila il modulo per lasciare un commento in merito al contenuto di questo episodio e/o indicarmi i temi che ti piacerebbe che io approfondissi all’interno del Podcast “Grassi Risultati in Odontoiatria”.

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