Come evitare il Burnout mentre persegui obiettivi ambiziosi (parte 1)

Lavorare meglio e ottenere risultati migliori quando ci si concede il lusso di rallentare evitando il burnout

Ciao e Benvenuta o Benvenuto in questa nuova puntata di “Grassi Risultati in Odontoiatria”.

Se stai leggendo questo articolo il giorno in cui viene pubblicato, siamo all’inizio praticamente dell’anno fiscale, perché siamo ai blocchi di partenza di questo 2025.
E se hai fatto bene le cose, hai pronti i tuoi obiettivi annuali e sei focalizzata o sei focalizzato sul tuo primo piano di 90 giorni.

In questo episodio voglio parlarti di un fido alleato che dovresti portare con Te come una sorta di valoroso scudiero nell’avventura di questo anno fiscale.

Riprendere le attività dopo le vacanze

Era una sera delle vacanze di Natale di forse tredici anni fa…

…Ho la linea del tempo un pochettino confusa ma ricordo molto bene quella sera.

Hai presente quando ancora in casa aleggia un po’ l’atmosfera di festa?
Sai, ci sono ancora le luci, gli alberi decorati, ecc.

Ecco, io ero a casa nel mio ufficio e avevo appena finito di sistemare i dettagli per la riunione di kick-off che avrebbe segnato l’inizio del nuovo anno lavorativo per una delle società.
Io normalmente, faccio sempre una riunione di kick-off nella quale si condivide qual è il piano dei 90 giorni, visto che normalmente, nella riunione di chiusura alla fine dell’anno, invece, si fa un po’ il saldo dell’anno e si dichiara più che altro l’obiettivo.

Questa era la classica riunione nella quale si dice: “Ok, nei prossimi novanta giorni siamo impegnati su questo e su quest’altro.”
E tutto sembrava a posto.
I progetti per l’anno nuovo erano pronti, ambiziosi come sempre e di fatto puntavano ad ottenere dei risultati ancora più straordinari, migliorare ancora quello che era stato fatto nell’anno fiscale precedente.

Eppure io sentivo una sorta di peso e non era stanchezza fisica: era qualcosa di molto più profondo, qualcosa di molto più viscerale. Era una sorta di vuoto, di insoddisfazione che pesava dentro.
E mi ricordo che ho pensato qualcosa del tipo: “Ma com’è che posso sentirmi così? Qual è la ragione?”

Diciamo che, stavo facendo quello che desideravo, stavo realizzando i miei sogni imprenditoriali, facevo quello che amavo, le cose funzionavano, c’erano i guadagni, quello che avevo costruito fino a lì comunque – anche se erano tredici anni fa – allora era il risultato di altri anni di duro lavoro e comunque sia di una passione inarrestabile.

Ma in quel momento il solo pensiero di rimettermi al lavoro dopo le feste mi faceva letteralmente rabbrividire.
Qualche giorno dopo, ancora prima dell’Epifania, durante uno di quei pranzi con amici di fine vacanze, qualcuno mi fa la classica domanda:

“Andrea come vanno le cose?”

E io ho risposto con il solito sorriso:

“Tutto bene, tutto bene, sono carico per la ripartenza.”

Ma invece, dentro di me sapevo che qualcosa non andava.

L’idea di ricominciare a lavorare mi nauseava.
Era quella la sensazione. E io non avevo idea di cosa stesse succedendo.
Tanto che, all’improvviso una domanda veramente inquietante certamente per me, si è fatta un po’ strada tra i miei pensieri e ho cominciato a chiedermi:

“Ma se non fosse più questo quello che voglio fare veramente? Perché se mi sento così forse è semplicemente questo.”

E non potevo accettare che potesse essere vero: per me era impossibile.

Io tra l’altro mi ripetevo sempre (è la stessa cosa che dico anche alle altre Persone) che bisogna fare quello che si ama.
Ma io in quel momento forse stavo così, perché quello che facevo non era più quello che amavo. E allora avevo cominciato a chiedermi se non fosse forse il caso di dedicarmi ad altro, se veramente l’idea di fare quello che amavo e che forse evidentemente non amavo più, mi faceva stare in quel modo.

É arrivato il giorno della riunione e io ho recitato con il Team la parte di quello carico.

Non volevo in nessun modo che qualcuno del Team percepisse questa mia situazione, semplicemente perché non era minimamente utile al Gruppo. Per l’annata in partenza non era certamente una cosa utile.
E tra l’altro, io non avevo chiare per nulla le cose in testa e non volevo creare panico. Perché, chissà, questa confusione magari era ingiustificata e poi si sarebbe risolta, rivelandosi come una sorta di svarione passeggero.

Quando il burnout si è manifestato nella mia Vita

Ma non è finita qua questa storia, perché qualche giorno dopo, per un appuntamento ho incontrato un top Manager di un’azienda cliente, Alessandro.

È un uomo che io stimo proprio per i Valori con cui ha sempre fatto il suo lavoro e quelli che ho potuto conoscere in diversi anni di progettazione e di erogazione di percorsi per i suoi Team. Perché abbiamo lavorato insieme per quasi quattro anni, sviluppando progetti di formazione per la multinazionale nella quale lavora e lavora tuttora.

Al punto che, si è creato un bellissimo rapporto di condivisione e in parte anche di qualcosa che possiamo definire amicizia.

Durante l’incontro siamo andati a mangiare insieme nella mensa aziendale e dopo aver chiuso gli ultimi dettagli del piano di formazione per il suo top Team e la sua struttura commerciale, mi ha fatto la domanda del tipo: “Beh ma Andre, Tu come stai?”

Ho esitato un po’. Sai, il ruolo da mantenere, l’impostazione, eccetera.

Poi ho un po’ rotto gli argini e gli ho raccontato in maniera molto trasparente della mia confusione, della mia stanchezza, di questo vuoto di qualcosa che sentivo e che non mi faceva essere motivato e felice come al solito.

Lui mi ha fissato ed è rimasto in silenzio per un attimo. Poi, hai presente con quella calma di Chi sa esattamente di cosa sta parlando?
Mi fa:

“Ma sai cosa Andre? Forse non è quello che fai il problema. Magari è come lo fai, magari sei solo in burnout.”

La parola burnout mi ricordo che mi colpito come una sorta di scossa elettrica burnout io? Io? No dai impossibile io sempre stato forte, organizzato, motivato, carico. Non ero sicuramente il tipo sai da farsi cadere la catena. Ma mentre lui mi parlava le cose che mi diceva cominciavano ad avere sempre più senso perché mi stava in realtà descrivendo esattamente quello che io stavo provando e hai presente quando “il Cliente diventa il Coach”?
Era esattamente quello che stava succedendo in quel momento.

Cos’è il burnout

Tra l’altro, Alessandro in quell’occasione mi ricordo che mi ha spiegato che nella sua Azienda, per i ruoli chiave hanno sempre fatto parecchi programmi di formazione per proteggersi dal burnout. Perché di fatto, ho capito – io non me ne ero mai interessato perché ho sempre creduto che fosse qualcosa che accadeva a chi faceva qualcosa che non lo appassionava e non lo rendeva felice – che è qualcosa di molto più subdolo della semplice stanchezza fisica.

Alessandro mi ha spiegato che il burnout è principalmente la conseguenza di un disallineamento che c’è tra ciò che fai e come lo fai.
E chiacchierando con Lui, ho capito che non era il mio lavoro ad essere sbagliato ma il modo con il quale, da un po’ di tempo a quella parte, lo stavo affrontando.

Avevo passato gli ultimi anni a spingere al massimo senza mai fermarmi davvero, senza mai ricaricare realmente le energie.
Cioè, attenzione: non è che non facessi delle vacanze o non staccassi. Ma in realtà, non mi fermavo mai davvero, non ricaricavo realmente le energie.
Di fatto stavo esaurendo me stesso, confondendo il fatto di essere produttivo e di concretizzare tante cose ed essere felice.

E mi ricordo che in quell’occasione Lui mi detto una frase che io gli avevo detto tante volte negli anni precedenti, quando c’era qualcosa che non funzionava e veniva l’istinto di dire “buttiamo via tutto”.

Mi ha detto:

“Andre, ti ricordi? Non buttare via l’acqua sporca con il bambino. Riposati. Riorganizzati. Trova un equilibrio. Secondo me non devi cambiare i tuoi progetti, forse devi cambiare solo il modo in cui li vivi.”

Mi ha colpito molto in quell’occasione quella frase.

Mi ricordo che ci ho riflettuto a lungo e in effetti, avevo capito che non era il mio lavoro a essere sbagliato e non ero disgustato dal mio lavoro: ero io che non mi stavo prendendo cura di me nel modo giusto.

L’importanza del riposo

In quell’occasione, ho preso una grande decisione: ho deciso che volevo cambiare il modo in cui stavo lavorando. Perché non potevo di fatto continuare così.

Dovevo imparare a preservare le mie energie, a dare spazio al riposo, a dare spazio alla rigenerazione.

La rigenerazione, non significa necessariamente riposarti ma è fare delle altre cose che ti rigenerano.

E soprattutto, quello che era realmente importante per me, era imparare a smettere di pensare che il riposo fosse una perdita di tempo e invece iniziare a vederlo, a percepirlo, a considerarlo come un investimento che mi avrebbe permesso di fare molto di più e molto meglio.

Ecco, quella consapevolezza da quel momento in avanti ha cambiato tutto.

Da quel momento, da parte mia è iniziato un approccio completamente diverso, che ha profondamente cambiato il mio modo di lavorare. E la cosa più bella di tutte, è che incredibilmente è anche aumentata la quantità e la qualità dei risultati.

Abbiamo parlato macroscopicamente di questo concetto – cioè del “fare meno per fare di più” – anche nell’episodio precedente. Perché soprattutto per un Libero Professionista e un Piccolo Imprenditore, lo ritengo l’approccio migliore, vincente in assoluto, per essere realmente libero.

Ed è per questo che ti voglio parlare ancora una volta di questo concetto, anche se lo prendiamo da un lato diverso, trattando un argomento diverso, che è proprio quello del riposo e del rigenerare le batterie.

Io da quel momento, ho iniziato a organizzare le mie giornate in modo diverso.

Ho dedicato tempo al riposo, alle attività che mi ricaricavano non solo le energie ma anche il cervello. L’ho imparato dopo il potere di tutto questo e tra l’altro, i cavalli sono stati fondamentali in questa trasformazione. Ma questa è un’altra storia non è il caso che ci avventuriamo lì altrimenti non ne usciamo.

Lavorare meglio e ottenere risultati migliori quando ci si concede il lusso di rallentare: è di questo che ti voglio parlare in questo episodio e di come riuscirci davvero.

Perché non si tratta semplicemente di prendersi dei break o di fare delle vacanze più frequenti durante l’anno.
No, la faccenda è un pochettino più articolata…

Quale formato scegli?

A questo punto puoi decidere se ascoltare questo argomento grazie alla puntata del podcast “Grassi Risultati in Odontoiatria”, guardare il video, oppure se immergerti nella lettura delle mie parole.
A Te la scelta!

Qui sotto puoi ascoltare il podcast.

Qui puoi guardare il video

Oppure continua a leggere.

***

Il pericolo del Burnout per Liberi Professionisti e Piccoli Imprenditori

Spesso quando si parla di burnout, si pensa subito ai Dipendenti, a Chi lavora in un’Azienda, intrappolati un po’ in quei ritmi serrati, quei conflitti di dinamiche che ci sono all’interno di quelle Organizzazioni, gli obiettivi imposti da qualcun altro, eccetera.

Sicuramente, è vero: il burnout colpisce frequentemente Chi si trova all’interno di un ambiente lavorativo subordinato ma c’è un lato molto meno visibile di questa – definiamola “sindrome” – che riguarda secondo me molto da vicino i Liberi Professionisti e i Piccoli Imprenditori.

Ed è proprio qui che il problema si nasconde.

Perché molti di noi, che lavorano in autonomia costruendo i propri sogni e gestendo i propri progetti (quelli che ci scegliamo), non si rendono conto di essere comunque vulnerabili al burnout.

E spesso ci diciamo che, essendo i veri padroni del nostro destino, ne siamo immuni.

In realtà:

La Libertà che ci siamo conquistati, se non è gestita con consapevolezza, può davvero trasformarsi in una sorta di prigione invisibile. E il peggio è che spesso non ce ne accorgiamo perché siamo troppo occupati a rincorrere i nostri obiettivi.

Come si presenta il Burnout nella quotidianità

Partiamo da come si presenta questo piccolo mostro nella nostra quotidianità. Perché di fatto, secondo me si parte da lì.

Per me la chiacchierata con Alessandro è stata fondamentale per riconoscere, prendere consapevolezza ed agire di conseguenza.

Se si è semplicemente impegnati a correre e non si riconoscono determinati sintomi o determinate dinamiche magari manca quella consapevolezza che fa decidere di affrontare il Toro per le corna e cominciare a cambiare il modo nel quale si lavora.

Eh…no, il burnout non si manifesta sotto forma di fumo nero che ti esce dalle orecchie o dal naso.

Il burnout in realtà si manifesta in realtà in diversi modi subdoli.

L’ho visto concretizzarsi su di me e su altre Persone.
Ho conosciuto tantissimi Dentisti, che quando sono arrivati da noi per il percorso di implementazione del Sistema Operativo Profit Monday, non erano solo frustrati dai risultati ma erano proprio vittime di burnout. Dal cercare di continuare a fare delle cose però tutte molto simili per ottenere risultati diversi. Vedere lo Studio che non cambiava, il continuare a spingere in maniera totalmente defocalizzata e disorganizzata, di fatto metteva alcuni di Loro all’interno di un momento di burnout.

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Come ti dicevo, il burnout si manifesta in modi subdoli.

Ti svegli la mattina che sei già stanco, come se avessi combattuto con un drago tutta la notte…e non è perché hai mangiato pesante la sera prima!

Oppure ti accorgi che anche il progetto più interessante ti sembra sciapo, non ti fa battere il cuore in realtà come dovrebbe farti battere il cuore un progetto che invece è così figo e che magari fino a qualche mese o anno prima ti avrebbe fatto schizzare dalla sedia.

Poi magari i Pazienti ti irritano, i Collaboratori ti irritano, persino il tuo cane ti irrita. Sei estremamente suscettibile, ti dà fastidio un po’ tutto.

Poi c’è anche quel senso di inefficacia, del sentirti girare in tondo in quella che io chiamo la sindrome del ventilatore in cui “fai, fai, fai” ma poi alla fine non è cambiato veramente nulla. Hai girato come una trottola ma non hai cambiato nulla di quello che c’è attorno a Te.

Le conseguenze del burnout

E spesso, presi da questo vortice, non lo si affronta e il burnout si prende parecchie cose: si porta via energia, si porta via motivazione, si porta persino via la capacità di sorridere in modo sincero (perché te la stai veramente godendo). E senza accorgertene, ti ritrovi esausto, svogliato – e cosa peggiore – cominci a mettere in dubbio in dubbio le cose, non solo in discussione.

Metti in dubbio quello che stai facendo, il tuo Valore professionale e il tuo Valore personale.

E se poi andiamo a guardare quello che succede attorno a Te, questo contagia le persone attorno a Te e la tua Attività, sicuramente non se la passa meglio. Perché solitamente, quando il Libero Professionista o Piccolo Imprenditore entra in un burnout più o meno intenso, c’è un calo della produttività.

Ovviamente, ci sono le relazioni tese con le Persone, con i Pazienti; decisioni organizzative o magari addirittura anche cliniche sbagliate, perché vengono prese sotto pressione.

E di fatto, tutto entra in una spirale decisamente negativa.

Ecco, da quando ho preso consapevolezza di tutto questo, ho capito che dal mio punto di vista – non ne faccio certamente un ragionamento di tipo psicologico o clinico, ne faccio esclusivamente un discorso estremamente pratico – ci sono tre tipologie di burnout.

Le 3 tipologie di burnout che colpiscono Chi ha un’Attività

Ho compreso, che ci sono tre infatti tre tipologie di burnout che colpiscono Chi ha una sua attività e di conseguenza anche tantissimi Titolari di Studio che incontro.

Il burnout del criceto nella ruota

Il primo tipo, è quello che io chiamo “il burnout del criceto nella ruota”.
Questo tipo di burnout, colpisce Chi lavora senza sosta per raggiungere obiettivi ambiziosi.

É quel Libero Professionista, quel Piccolo Imprenditore che dice sempre sì a ogni nuova opportunità, a ogni nuova idea che gli viene o a ogni cosa che vede. È quella Persona che dice “No! La voglio fare anch’io!”.

Di fatto, è una Persona che si spinge sistematicamente oltre i propri limiti, oltre i propri obiettivi per massimizzare il risultato di fine anno fiscale.

E paradossalmente, la passione che queste Persone hanno per quello che fanno, diventa il motore di questo esaurimento.

Tantissimi si trovano a vivere nella ruota del criceto: corrono, corrono, corrono.
Correndo, la ruota accelera sempre di più e per rimanere lì e non essere scalzati fuori o cadere e finire nella centrifuga tritati dalla ruota, correndo la fanno accelerare.
Così, di conseguenza, devono correre sempre più forte.
E poi a un certo punto “Boom!” si ritrovano bolliti, senza energie e con unica domanda in testa:

“Ma perché sto facendo tutto questo? Ma chi me l’ha fatto fare?”

Questo è il burnout del criceto nella ruota.

Non è l’unico tipo di burnout, si va in burnout anche per una situazione esattamente opposta ed è quello che io chiamo…

Il burnout da stasi

Questo tipo di burnout colpisce Chi si ritrova fermo, nel senso che continua a fare la stessa cosa da troppo tempo senza evolvere.

L’Attività è fatta nello stesso modo, magari anche stabile (tante volte non è così, è in un lento e costante ma invisibile declino) ma di fatto le cose sono sempre uguali e monotone.
Non ci sono nuove sfide, non ci sono brividi, non c’è nessuna scarica di entusiasmo che deriva da qualcosa di nuovo all’orizzonte.

Di fatto Chi è in questa situazione, si ritrova a fare sempre le stesse cose come questa sorta di eterno dejavu di Matrix. E la mancanza di stimoli, innesca questo burnout che fa poi perdere la Passione e la voglia, tanto poi da chiedersi:

“Ma davvero devo continuare a fare queste cose che non mi fanno stare più bene e che non mi fanno più essere felice?”

E poi c’è il terzo tipo di burnout, che è quello che io chiamo…

Il burnout della vittima

Qui la situazione si fa più drammatica.

É quel burnout che colpisce quelle Persone che per troppo tempo si sentono impotenti, come se tutto andasse male nonostante i loro sforzi continui.
Tanto che poi, a un certo punto, tutto è giustificato con la loro incapacità.

I Clienti non pagano? Colpa loro.
Il progetto non funziona? Colpa loro perché non sanno fare progetti che funzionano davvero.
Si rompe la macchinetta del caffè? Colpa loro.

Le Persone che si trovano in questa spirale, anche per le più piccole cose si mortificano e si sentono vittime, dando la colpa a loro stessi o all’Universo che li vuole sistematicamente ostacolare, perché non gli vuole far ottenere quello che in realtà vogliono ottenere.

Ciò che accade, è che all’inizio queste Persone combattono con frustrazione e il burnout si concretizza o in rabbia con il mondo intero oppure con la resa totale e la rassegnazione, con sempre quella domanda:

“Ma perché l’Universo ce l’ha con me?”

Che poi diventa una sorta di certezza, che fa completamente scendere la catena con pensieri del tipo:

“Non importa quello che faccio, tanto l’Universo è contro di me, non potrò mai ottenere le cose che voglio.”


Si tratta quindi di tre tipologie di burnout molto diverso, che portano però tutte quante allo stesso punto: scende la catena, non si ha più voglia di portare avanti quello che ha fatto accendere la scintilla magari tanti anni prima e ci si ritrova sul punto di buttare via la fantomatica “acqua sporca con il bambino”.

Cosa innesca il Burnout del criceto nella ruota

Per la mia esperienza personale, quello che vedo verificarsi più comunemente è il primo tipo di burnout, quello che ho chiamato il burnout della sindrome da criceto.
E mi vorrei concentrare con Te, in modo particolare su questo.

Perché per quanto mi riguarda, non mi sento minimamente esperto negli altri due.
Non mi è mai capitato di avere un burnout da stasi (anzi, l’esatto contrario!).
E non mi è mai capitato (perché non è assolutamente la mia mentalità) di entrare in un burnout da vittima.

Ma visto che con questo Podcast ti sprono sempre a ottenere risultati, a migliorare le performance, a fare un pochettino di più, voglio entrare un pochettino più a fondo insieme a Te, sul burnout della sindrome del criceto.

Perché vedi, magari alcune delle cose che ti sto dicendo ti stanno risuonando e ti identifichi in alcuni dei discorsi che stiamo facendo, tanto da dirti: “Ohi, Ohi! Forse sono un po’ o tanto in un momento di burnout”.
O forse, ti senti totalmente lontano da una situazione di questo tipo e allora quello di cui stiamo parlando, per Te è semplicemente un qualcosa di cui informarti per prevenire. Perché prevenire è certamente meglio che curare, cioè risolvere un momento di burnout.

Normalmente, quando si pensa al burnout “del criceto”, la soluzione che viene in testa è quella di dire:

“Beh, basta lanciarsi su meno progetti, prendere meno Pazienti, fare meno cose, prendersi un pochettino più di tempo libero e si risolve tutto.”

Ecco, con grandissima trasparenza, ti dico che io non sono assolutamente d’accordo con questo approccio per risolvere il burnout da sindrome da criceto.
Perché?
Perché semplicemente non è una strada che mi piace.

Forma mentis di scarsità e forma mentis di abbondanza

Vedi, il motivo per cui non mi piace, è che parte da una forma mentis di scarsità.
E se mi segui da un po’, sai che io odio gli stati mentali di scarsità e che invece sono un grande fan degli stati mentali di abbondanza.

Mi spiego meglio, perché il discorso ha bisogno di una spiegazione.

Il ragionamento del “basta lanciarsi su meno progetti, prendere meno Pazienti, fare meno cose, darsi obiettivi meno ambiziosi, abbassare l’asticella del proprio stile di vita per non rischiare di andare in burnout”, è un ragionamento depotenziante. Perché parte dal concetto “O questo…O quello”.

Scarsità perché escludi qualcosa: o faccio questo nuovo progetto o evito di cadere vittima del burnout. Vale a dire: se faccio questo nuovo progetto cado vittima del burnout. Se evito di fare questo nuovo progetto, non cado vittima del burnout ma devo rinunciare a qualcosa, a quel progetto che vorrei fare che per me è importante.

Ecco non mi piace. Non mi piace proprio per questo, perché parte dal presupposto che per essere ok, devi rinunciare a qualcosa.

Io sono molto di più per l’approccio “E questo…E quello”. Ed è quello che cerco di condividere sempre con Liberi Professionisti e Piccoli Imprenditori.

Faccio questo nuovo progetto e evito di cadere vittima del burnout.

Voglio entrambe le cose, voglio trovare un sistema che mi permetta di concretizzare il progetto ed essere sereno.

Ecco perché non mi piace partire dall’idea di rinunciare alla propria ambizione, ai propri progetti, ai propri sogni.

Per cui la domanda è: c’è un modo per farlo? C’è un modo per applicare sempre un approccio “E-E” anche quando vuoi evitare il burnout?

Perché vedi, il problema del criceto non è che sta correndo a manetta.
Si crede sempre che il problema del burnout sia perché si corre troppo.

No!

Il problema del burnout – perlomeno della tipologia della sindrome della criceto – è un altro.
O meglio sono altri tre, perché secondo me ci sono tre altre cause.

Le 3 cause del burnout del criceto nella ruota

Non è che si corre troppo, è si lavora senza riposarsi adeguatamente.

Non è che si lavora troppo, è che non ci sono abbastanza momenti rigeneranti.

La terza ragione, non meno importante, è che per molte Persone le cose che fanno non sono in linea con i propri Valori od obiettivi personali.

E questo fa fare “Boom!” al criceto. Non perché corre ma perché non si ferma o corre per i motivi sbagliati.

In conclusione

Per questo articolo direi, fermiamoci qua e spezziamo questo episodio in due parti altrimenti diventa veramente troppo lungo.

Facciamo quindi un rapido riepilogo.

Abbiamo iniziato definendo un po’ i sintomi del burnout per cominciare ad essere capaci di riconoscere quando potenzialmente entriamo in una situazione di questo tipo.

Abbiamo definito le tre tipologie classiche che io vedo essere fonti di burnout: il burnout del criceto nella ruota, il burnout da stasi e il burnout della vittima.

Ti ho detto che mi voglio concentrare insieme a Te sul burnout da sindrome del criceto, perché è quello che conosco meglio ed è quello che potenzialmente è più collegato a tanti dei discorsi che facciamo all’interno di questo Podcast.

Ti ho dato le tre vere ragioni e cioè che non è il fatto che si corre troppo ma la mancanza di riposo, la mancanza di momenti rigeneranti e un disallineamento con i propri Valori e con i propri obiettivi personali.

Nel prossimo episodio, voglio entrare con Te in quello che puoi fare per concretizzare una mentalità E-E che ti permette di darti e perseguire risultati ambiziosi. E nello stesso tempo, fare quello che ti serve fare per evitare sempre il burnout, per metterti sempre al sicuro e renderti impermeabile dal fatto che possa colpirti e di conseguenza rallentarti, non farti stare bene e non essere felice.

Quindi, mi raccomando: se non l’hai ancora fatto segui il podcast, così la prossima volta che viene pubblicato un episodio – fra una settimana – ricevi la notifica e puoi immediatamente andare ad ascoltare e continuare questo discorso insieme.

Da parte mia, intanto buon lavoro e buon fine settimana. Ciao!

Fammi arrivare la tua Voce!

Il tuo feedback e i tuoi suggerimenti per ulteriori puntate sono molto preziosi.
Compila il modulo per lasciare un commento in merito al contenuto di questo episodio e/o indicarmi i temi che ti piacerebbe che io approfondissi all’interno del Podcast “Grassi Risultati in Odontoiatria”.

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