Come comunicare ed esercitare la Leadership all'interno dello Studio Dentistico
Ciao e Benvenuta o Benvenuto in questa nuova puntata di “Grassi Risultati in Odontoiatria”.
Questo è un episodio al quale sono particolarmente legato. Anzi, probabilmente si tratta di una coppia di episodi perché per trattare questo tema, abbiamo bisogno di un po’ di tempo.
Voglio tornare a parlare di una questione che ritengo fondamentale per un Titolare di Studio Dentistico.
In questi anni, abbiamo visto tantissimi Studi Dentistici: alcuni con discrete performance, altri particolarmente in difficoltà.
E abbiamo visto esserci un fattore comune, a tutti gli studi in grande difficoltà: la mancanza di una efficace leadership interpersonale – anche personale – del Titolare.
Perciò l’efficace esercizio della Leadership Interpersonale, è un po’ un fattore comune di tutti gli Studi in grande difficoltà.
E allo stesso tempo, la cosa molto interessante, è che tutti gli Studi che hanno raggiunto elevati livelli di performance, di redditività, di efficienza e così via, sono Studi Dentistici guidati da un Titolare (o da più Titolari) capace di esprimere una leadership interpersonale estremamente efficace.
Questo quindi, conferma quanto sia importante anche questo aspetto per il successo dello Studio Dentistico.
E che non sia soltanto una questione di avere il giusto sistema per gestire lo Studio Dentistico.
Perché un ottimo Sistema, nelle mani di una Persona che ha più o meno leadership interpersonale, produce dei risultati tanto diversi.
E ciò perché la leadership interpersonale, è proprio quell’elemento che permette al Titolare dello Studio di attivare in maniera adeguata, con la sufficiente intensità, con la giusta motivazione ogni Risorsa Umana dello Studio in direzione dei risultati che si vogliono generare. E così facendo, mettere questo gruppo di persone nelle condizioni di scavalcare gli ostacoli che normalmente in qualsiasi percorso di crescita si incontrano.
Ciò premesso, voglio fare con Te una cosa molto particolare.
Qualche sera fa, abbiamo fatto uno dei nostri appuntamenti della Profit Monday Society: una sorta di club a cui partecipano i nostri Clienti più affezionati.
Il “Club”, in cui ci incontriamo ogni mese online, per approfondire delle tematiche verticali. Cioè tante di quelle cose che non ho mai tempo di sviscerare o di affrontare durante i percorsi di implementazione del Sistema Operativo del Profit Monday e anche tante di quelle cose che ogni tanto mi frullano per la testa, nuove strategie, condivisione di nuove cose che stiamo sperimentando in anteprima e così via.
L’altra sera per parlare di leadership personale ho fatto una cosa molto particolare.
Ho coinvolto un mio caro amico fraterno: un mio socio in un progetto d’impresa e anche uno dei più bravi addestratori italiani e grandissimo maestro di equitazione. Tra l’altro, il mio maestro di equitazione.
Probabilmente sai la mia passione per i cavalli e in quella serata abbiamo fatto un’interessantissima condivisione di determinate dinamiche che si devono instaurare nel binomio cavallo-cavalliere, affinché questa coppia possa produrre i risultati sportivi desiderati.
Abbiamo preso questi elementi e abbiamo cercato di capire se c’è un parallelismo con le dinamiche che un leader di un team deve generare nel suo binomio, cioè il Leader e il Team.
E cioè, in altre parole, il Titolare dello Studio Dentistico e il Team che compone appunto lo Studio Dentistico.
Toccando una serie di punti, sono usciti tutta una serie di elementi molto interessanti.
Tanto che, è emerso che l’equitazione può insegnare la leadership interpersonale.
Ovviamente, né in una né in due puntate del podcast, è possibile condividere tutto il lavoro che abbiamo fatto durante quella serata della Profit Monday Society.
Ho deciso però di selezionare una serie di punti, quelli più importanti, che ti permettono di avere grandi indicazioni su come esercitare correttamente la leadership interpersonale e permettere al tuo team di ottenere più risultati grazie proprio a questa tua abilità che è un’abilità non è un talento. E come tale può essere imparato allenato e sviluppato.
Quale formato scegli?
A questo punto puoi decidere se ascoltare questo argomento grazie alla puntata del podcast “Grassi Risultati in Odontoiatria”, guardare il video oppure se immergerti nella lettura delle mie parole.
A Te la scelta!
Qui sotto puoi ascoltare il podcast
Qui puoi guardare il video.
Oppure continua a leggere.
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Quelli che ti riporto, sono i tagli di alcuni pezzi salienti, della chiacchierata che io e Francesco Vedani abbiamo fatto durante la serata della Profit Monday Society.
Vedrai pertanto Francesco parlare di dinamiche che riguardano l’addestramento di un cavallo o il montare in generale un cavallo, per sviluppare questa efficienza nel binomio e la capacità di produrre risultati di qualità.
E poi, vedrai me analizzare dei parallelismi che ci sono proprio all’interno della leadership interpersonale.
Da questi discorsi, emergono i consigli pratici che puoi prendere per esercitare la tua leadership interpersonale.
Dalla filosofia equestre alla Comunicazione
Andrea:
“Sai cosa mi piacerebbe che raccontassi? L’essenza della tua filosofia equestre, visto che ce ne sono tante e tante diverse. Se dovessi riassumerla…”
Francesco:
“Una cosa importantissima per me è ottenere delle risposte dai cavalli ma rimanendo simpatico ai cavalli. Cioè, facendo sì che i cavalli facciano quello che io chiedo ma che abbiano comunque una certa freschezza e una certa naturalezza. Che mantengono quella che io chiamo <<brillantezza>>. Vale a dire che non eseguano come degli automi!
Perché poi, l’esecuzione da automa non è mai come quella di un cavallo che esegue con la voglia che noi siamo stati capaci di creare in quel cavallo.
E quindi, voglio mantenere questa bellezza.
Do tanto spazio anche all’estetica della cosa, perché l’equitazione è tanto estetica: quindi qualcosa che funziona deve essere anche bella da vedere, piacevole da percepire.
Vedi, quando uno si rapporta a un cavallo, è molto simile anche con le Persone. Ci sono dei cavalli più sensibili, dei cavalli più intelligenti di altri (molto più intelligenti di altri!), un pochino più <<gnucchi>> un po’ più… io li chiamo agricoli! Insomma, un pochino più tosti. E quindi bisogna cambiare linguaggio a seconda del tipo di cavallo che mi trovo davanti.”
Ci possono essere mille modi diversi per far fare al cavallo determinate cose ma mai per costrizione. Quella roba lì non funziona mai.
Lo scopo è dare dei premi al cavallo in cambio di una risposta.
Il premio può essere anche un tono di voce dolce.
Non siamo abituati a pensare che il premio non sia in cibo.
Pensiamo che <<gli animali mangiano>> e quindi i premi in cibo funzionano sempre.
In realtà ci sono altri premi: il tipo di linguaggio, il tono di voce, una carezza, l’allontanarsi e lasciargli spazio di poter agire e di allontanare le due <<bolle energetiche>> tra cavaliere e cavallo.
Ci sono quindi un sacco di modi per comunicare.”
Le due principali leve motivazionali e i due stili di Leadeship
Andrea:
“Mi si è subito accesa una lampadina, relativamente proprio ad un parallelismo che c’è nella gestione del Team dello Studio.
Io credo che ci siano due grandissime leve motivazionali macroscopiche per qualsiasi essere umano, che sono la sintesi di qualsiasi motivazione che muove un qualsiasi individuo.
Sono il piacere e il dolore.
E queste due leve motivazionali, vanno a confluire in un diverso stile di leadership.
Perché c’è Chi gestisce un team mettendo il Team in ordine e facendolo lavorare inquadrato con la leva del dolore.
E quindi se sbagli qualcosa, c’è una punizione. Se fai qualcosa bene, non c’è una congratulazione. Se ottieni un risultato è normale, tutto a posto. Se il risultato non lo ottieni invece <<ti bastono>>.
Oppure c’è un’altra leva, che prende le Persone e le rende parte di un progetto più grande perché usa la leva del piacere.
Si congratula quando ci sono dei risultati.
Questo Leader, lavora non tanto per punire le persone se non ottengono qualche risultato ma per congratularsi con loro se fanno qualcosa di buono e se crescono.
Perché facendo crescere loro stesse, fanno crescere il team.
Chiaramente ci sono le famigerate 50 sfumature di grigio tra questi due estremi.
Io però qui parlo della mia filosofia personale nei confronti di un Team: fermo restando che servono delle regole e fermo restando che servono dei confini.
Io credo che nel momento in cui costruite la vostra leadership attorno alla leva del dolore e vi fate seguire dal vostro Team perché le vostre persone hanno paura di voi, hanno paura di sbagliare e della punizione, avrete un Team che è sempre meno innamorato di quello che fa.
Un Team cioè sempre più portato a fare il compitino a non lanciare il cuore oltre all’ostacolo.
E quando ciò accade, il Team è sempre più portato a rimanere nei confini e non aggiungere valore.
Un segnale molto importante della cultura del terrore nella leadership, è il non avere mai Persone che propongono cose nuove o prendono delle iniziative, che magari sono anche fuori dalla loro job description e dalle loro aree di responsabilità.
Perché?
Perché sono più spaventati della punizione che può arrivare loro a causa del fatto che si sono allargate a fare una cosa che non avrebbero dovuto fare. O che magari pensano che vi faccia arrabbiare, anche se magari è una cosa nuova, invece di cercare di aggiungere valore all’organizzazione.
E questa per me è una distinzione macroscopica fondamentale.
Se invece impostate tutto sulla leva del piacere, dove c’è un sano interessamento alle persone, c’è un sano orientamento alla crescita delle persone, c’è un’onestà intellettuale nel premiarle tutte le volte che fanno qualcosa bene, gli si fa notare l’errore, ma con la finalità di capire, di imparare da quello per poi crescere, per andare verso un piacere e non tanto scappare da un dolore…
Ecco che in un contesto di quel tipo, create un Team con delle caratteristiche completamente diverse, fatto di Persone che stanno con Voi, non perché non hanno un’alternativa migliore ma perché sono innamorate di quello che fanno. Perché vi stimano, vi riconoscono leadership e si fidano di voi in una maniera diversa.
E soprattutto, è molto più probabile che siano quotidianamente portate a gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Poi, ovviamente, anche in questo caso, ci vuole comunque un equilibrio.
Perché è un attimo poi cadere nel <<Sono percepito come troppo buono, non ci sono regole>>.
Non vuol dire questo.
Ci sono anche lì delle regole. Però in un ambiente completamente diverso e soprattutto in un clima completamente diverso.
In uno, quello mosso dalla leva del dolore, c’è tensione.
Magari sono tutti inquadrati (come in una sorta di regime cinese o russo della vecchia Unione Sovietica) ma non hai persone innamorate e appassionate.
E in una piccola Attività, il morale delle persone, il mood e l’ambiente hanno un impatto enorme sui risultati.”
Come costruire la Comunicazione
Andrea:
“Quando sali su un cavallo come costruisci la comunicazione con il cavallo?”
Francesco:
“La prima cosa, è cercare di capire qual è <<il movimento>> del cavallo.
Ogni cavallo, ha un suo passo, un suo trotto, un suo galoppo, un suo ritmo.
E la prima cosa che faccio, non è imporre il mio ritmo ma cercare di capire qual è il suo ritmo. Cioè dove lui si sente comodo, dove è in equilibrio e dove si sente in stato di comfort per accettare poi quelle che saranno le mie richieste.
Quindi è un momento di ascolto più che di richiesta, ed è fondamentale.
Sono io che devo capire il suo linguaggio per poi insegnargli il mio linguaggio.
Quella è la parte in cui inizio a stare simpatico al cavallo.”
Andrea:
“Ok, quindi inizi con la fase nella quale lo ascolti.
Poi inizi ad insegnargli il tuo linguaggio: ce lo spieghi meglio?”
Francesco:
“Certo.
Se sento che un cavallo è particolarmente sensibile dovrò arrivarci con molta più calma e magari cercherò di pormi in un modo molto leggero.
Se sento che è un cavallo pigro invece, avrò bisogno di dirgli <<Ascolta, guarda che esisto anch’io. Non ci sei solo tu>>.
Significa richiamare l’attenzione del cavallo su di me.
Ovviamente ho molteplici linguaggi in realtà da utilizzare. E posso andare un filino più o meno diretto, a seconda del carattere del cavallo.
Però la prima cosa che faccio, ad esempio, è prendere il contatto con le redini.
Il mio contatto deve essere morbido ed estremamente costante in modo che il cavallo si appoggi alla mia mano.
Questo appoggio alla mia mano, lo fa sentire sicuro e poi entro nel suo ritmo, nel suo trotto con questo appoggio sicuro.
Se io non ho la capacità di avere il mio appoggio sicuro e quindi che lui si senta a suo agio con le mie mani, lui avrà sempre paura di quello che io starò per fare con le mie mani.”
Andrea:
“Hai toccato dei punti che hanno mille riflessi sulla leadership interpersonale!
La prima è relativa a quando entra una nuova persona nel Team.
Non devo iniziare subito a imporre il mio modo ma devo cercare di ascoltarla.
Pensate a quante volte parliamo dell’importanza della fase di on boarding di una nuova Persona all’interno del Team.
Facciamo dei colloqui, entra una nuova Persona e noi immediatamente le diciamo <<devi fare questo, devi fare quello, devi fare quello, devi fare quello, devi fare quell’altro…>>
Eppure, un sacco di volte abbiamo detto che nella parte finale dei colloqui e nella fase iniziale di on boarding, cominciare ad ascoltare e capire la Persona.
Cosa intendo per capire la Persona?
Che desideri ha? Che obiettivi ha? Viene a lavorare lì da Voi e che tipologia di aspettativa ha? Dove vuole arrivare? Dove vuole essere fra tre anni? Perché sta facendo questo lavoro? Cosa ritiene importante per nutrire la sua vita? Lo stipendio di fine mese o c’è altro? C’è della crescita? Ha delle ambizioni?
Tante volte tutta questa parte viene completamente ignorata.
Tanti titolari di Impresa, tanti Titolari di Studio Dentistico, tante Persone alla guida di un Gruppo, non ne hanno un’idea.
E non avendone un’idea, questa cosa vi toglie un sacco di risorse.
Perché…
“
Nel momento in cui non siete consapevoli dei motivi più profondi che muovono le Persone che fanno parte del vostro Team,
potreste sempre chiedere loro le cose in modo sbagliato.
O dare Loro le cose che non gli servono per crescere.
”
Con la conseguenza che o Voi o Loro avete aspettative disattese, risultati disattesi e di conseguenza non vi portate a casa quello per cui quella relazione è nata.
E qua c’è un altro poi passaggio che ha fatto Francesco che secondo me è fondamentale da considerare nella gestione delle Perone.
Lui ha detto che non tutti i cavalli sono uguali, di conseguenza non tutti i cavalli hanno bisogno dello stesso tipo di lavoro per portarli ad ottenere il risultato desiderato.
Allo stesso modo, ogni membro del Team è diverso.
E il non orientarvi ad ascoltarlo per capire che tipologia di persona è, magari non vi permette di capire la differenza che c’è tra Chi è estremamente insicuro e incerto – che ha bisogno magari di rassicurazioni e di una supervisione – e Chi invece è più ambizioso e più sicuro.
Perché in questo secondo caso, se la Persona viene gestita con lo stesso approccio, si può addirittura infastidire o pensare <<sei sempre qua a controllarmi, non ti fidi di me o non va bene come lavoro>> e di conseguenza poi portarla ad esprimere il peggio e non il meglio di sé.
Al corso Avanzato di Risorse Umane, quando parliamo di leadership situazionale cioè stili di leadership diverse per Persone diverse (più delega e meno delega, più controllo e meno controllo, più supporto motivazionale e meno supporto motivazionale, più istruzioni e meno istruzioni) intendiamo esattamente questo.
Modificare cioè la leadership, in funzione della Persona e dello stato di maturità nel quale si trova.
Questo aspetto è fondamentale.
Perché così come un cavaliere che monta tutti i cavalli nello stesso modo, un Leader che gestisce tutte le Persone nello stesso modo, può sì far ottenere da quelle Persone (o da quei cavalli) determinati risultati ma viene scaricato a terra solo una parte del vero potenziale di quella Persona (o di quel cavallo).
E certamente, il tempo per arrivare a quel risultato (qualsiasi esso sia) è comunque superiore.”
La sicurezza del Leader
Andrea:
“Quanto è importante la sicurezza invece del Cavaliere? Intendo lo stato d’animo di sicurezza del Cavaliere a cavallo.”
Francesco:
“È fondamentale.
Fondamentale perché il cavallo deve percepire che noi non abbiamo mai dei dubbi.
È meglio un Cavaliere che ha meno conoscenze tecniche e quindi meno sapienza in generale, che però si pone con una certa sicurezza, piuttosto che un Cavaliere con grandissime competenze tecniche ma che sta leggermente indietro rispetto a quello che potrebbe fare.
Al cavallo piace molto sentire una guida sicura e quindi una presenza veramente forte.
Io credo che questa sia stata una delle mie grandi forze.
Io sono molto sicuro di me stesso in tutte le cose che faccio, perché approfondisco molto le cose e con i cavalli ho imparato che bisogna essere molto sicuri di sé stessi.
Al cavallo piace quando dall’altra parte <<si parte in bomba>> anche mentalmente.
Andrea:
“Hai fatto un passaggio, da un punto di vista di leadership interpersonale, meraviglioso.
Perché mentre parlavi mi si è formata in testa questa immagine.
Tante volte mi sento chiedere ai corsi, soprattutto quando al master tocchiamo tutto quanto il modulo delle Risorse Umane: <<Ma come faccio a dirgli quella cosa lì? Come devo organizzare quella riunione lì per fargli passare questo messaggio? Voglio portare lo Studio lì e ho quest’idea in testa ma come faccio a vendergli la strategia e il fatto che è la strategia giusta?>>
Vedi, tantissime volte si dà grande spazio alla tematica della parte tecnica della comunicazione con le Risorse Umane.
In realtà quello che fa la differenza, è altro.
Immaginate di essere in un momento di difficoltà con il Team e di dover dare una svolta.
Avete progettato una strategia per dare questa svolta: è un piano, è un’idea, è solo sulla carta. Non l’avete mai fatta e non sapete come possa andare.
Però dovete condividerla con il Team.
Il modo in cui condividete quella strategia fa tutta la differenza.
Voi potete essere le Persone più incerte del mondo relativamente alla tipologia di risultato che produce.
Ma lo stato di sicurezza con cui parlate con il vostro Team in quel momento è fondamentale.
Qualche giorno fa parlavo con il Titolare di uno studio nostro Cliente che sta per fare l’inaugurazione per l’ampliamento dello Studio.
E questo Titolare mi diceva: ho il Team che continua a venire lì a dirmi <<ma non è che abbiamo fatto il passo più lungo della gamba? Non è che ci siamo allargati troppo? Non è che… non è che… ma non è che…?>>
In un contesto di questo tipo, è esattamente come il cavallo che vede qualcosa in un angolo, una cosa che ha visto fino al giorno prima e ci passava di fianco con serenità ma che a un certo punto diventa un mostro incredibile.
Il cavallo comincia a darti segnali di <<Oddio, che cosa c’è lì che mi fa questo terrore?>>.
Ed esattamente con la sicurezza con cui rispondi al cavallo in quel momento lì, è la stessa sicurezza con cui devi rispondere ai membri del tuo gruppo.
Perché se cominci a dire <<No ma vabbè… Ma forse… Ma vedrai che troviamo un modo…>> Tu alimenti quello stato di insicurezza.
Uno stato di insicurezza che può degenerare in mille modi diversi: da mandare in panico o in sbattimento qualcuno a fissare l’idea del <<Ecco vedi? Ecco vedi?? Ecco vedi?!>>”
Come gestire i momenti di insicurezza
Andrea:
Accade qualcosa di cui siete incerti? Fate così.
Comunicate quella cosa al vostro Team come se fosse la cosa di cui siete più certi al mondo.
Cambiate completamente la sicurezza con cui comunicate quella cosa, perché il vostro Team ha bisogno di questo.
Se gli mettete o gli alimentate dei dubbi in testa, è molto facile che nel momento in cui fate qualcosa di nuovo che non avete mai fatto, appena qualcosa di difficile si presenta, nel cervello di queste Persone si inneschi quel meccanismo.
E le Persone ti mollano.
Se invece c’è sicurezza del tipo:
<<Ragazzi, non so se è la strategia migliore e ve lo dico con grandissima trasparenza. Ma impegniamoci. Poi se capita qualcosa, ritariamo la questione. Abbiamo già trovato mille volte in passato le soluzioni ai problemi che ci si mettevano davanti, lo facciamo anche questa volta qua.>>
Se dite questa cosa con sicurezza, fa un effetto completamente diverso. Attivate le Persone in maniera completamente diversa e ottenete un risultato completamente differente.”
Come correggere i comportamenti disallineati
Andrea:
“Ogni tanto, alcuni cavalli fanno le famose <<asinate>>.
Io lo vedo tanto con gli stalloni: li porti fuori per portarli a paddoc e magari vengono lì, ti vogliono dare la beccatina e c’è Chi reagisce con <<Eh, vabbè, che carino…Lo sgrido la prossima volta. Lo rimprovero la prossima volta. Gli faccio il richiamo la prossima volta.>>
Che effetto ha sui cavalli una roba di questo tipo?
Francesco:
“Dicono che l’addestramento del cavallo sia molto simile all’educazione di un bambino.
Ed è come dire: metto lì la marmellata, gliela faccio rubare o mangiare la prima volta senza dirgli niente. La seconda volta invece gli do una fracassata di botte perché ha fatto esattamente quello che aveva fatto la volta prima senza ricevere un richiamo.
É importantissimo con i cavalli essere totalmente intransigenti e l’intervenire subito è fondamentale.
Se Tu concedi una piccola parte, è matematico che il cavallo la volta dopo rifaccia la stessa cosa amplificata in qualche modo.
Un bravo Cavaliere, è quello che sa intervenire, addirittura prima che il cavallo ti dia una motivazione per intervenire. Questo significa diventare talmente sensibili nell’osservare veramente gli sguardi, i comportamenti, sentire le vibrazioni che passano attraverso la sua schiena.
Se noi invece non siamo in grado di prevenire e siamo in ritardo, dobbiamo fare un sacco di cose in più.”
Andrea:
“L’essere umano, è veramente un’entità, io la chiamo ogni tanto <<la strada della minor resistenza>>.
E il nostro cervello, che è programmato per proteggerci, ci mette sempre nelle condizioni di voler seguire la strada a minor resistenza.
Allora, immaginate questa cosa qua…
Un membro del Team ha un comportamento disallineato.
Tu vedi quella cosa, la noti ma pensi <<Non è il momento…>>
Sia ben chiaro: la tempestività con i cavalli è una frazione di secondo, con le Persone funziona in maniera diversa. Ci sono cioè delle dinamiche per cui non ha senso redarguire la Persona nel momento esatto in cui sta compiendo quella determinata azione.
Pensa ad esempio se state presentando un piano di cura con la segretaria e questa fa una roba fuori di testa: non può intervenire lì perché c’è il Paziente.
Come esseri umani abbiamo tempistiche diverse. Però quello che succede un sacco di volte, è che vedi quella cosa, sai che dovresti andare a parlare a quella Persona e darle un feedback, però ti dici <<Dai, non è il momento.>>
Il tuo cervello è bravissimo a darti in due secondi dieci ragioni diverse per cui è giusto che tu affronti quella cosa in un altro momento.
Poi magari succede un’altra volta e Tu dici <<Lo faccio la prossima volta!>>.
Considera che ogni comportamento disallineato è un piccolo mostro che nel momento in cui la persona esercita questo comportamento, nasce.
Nasce all’interno della Persona, nasce all’interno del Team.
Ogni volta che non intervieni nei confronti di quel comportamento, aspetti un altro momento per farlo, non fai altro che nutrire quel piccolo mostro.
Così facendo, nutrendolo e lasciandogli il tempo, lui cresce. E la volta dopo è diventato più grande, la volta dopo è diventato più grande ancora.
Tant’è che poi, quando dovete andare ad affrontare quella cosa, è veramente difficile sconfiggere quel mostro.
Volendo fare un’analogia di tipo diverso, è come l’erbaccia che attecchisce in giardino.
Se Tu la vai a strappare quanto è piccolina, viene via. Se invece le lasci il tempo di radicare, perché non intervieni, non restituisci un feedback, non affronti quella questione, quella piantina butta giù le radici, s’aggrappa ancora di più alle dinamiche del team. A quel punto se cerchi di strapparla, si magari strappi le foglie che spuntano ma le radici rimangono lì.
E quella cosa si ripresenta.
Quindi anche con le Persone, è totalmente sovrapposta la tematica della tempestività.
In conclusione
Per questa puntata basta così!
Continuiamo con altre di queste chiacchiere nel prossimo episodio.
C’è una cosa però sulla quale vorrei riflettessi nell’attesa:
Come consideri il tuo esercizio della leadership relativamente proprio alle cose delle quali abbiamo parlato?
Tantissime volte non ci si pensa.
Siamo presi dalle mille abitudini della nostra giornata e non riflettiamo più di tanto su come abbiamo interagito con le Persone nel nostro Team e quanta della nostra leadership personale abbiamo utilizzato per ispirare e motivare il nostro Team. Oppure quanto invece siamo stati capaci semplicemente di tirare fuori il peggio e di conseguenza mettere le persone del team nelle condizioni di dare soltanto il loro peggio. Con la conseguenza poi, di produrre risultati per lo Studio scarsi e insoddisfacenti che generano un circolo vizioso dal quale senza la corretta leadership interpersonale è veramente difficile uscire.
Detto questo e lasciandoti alle tue riflessioni ti saluto e ti faccio come sempre un in bocca al lupo per i risultati del tuo Studio Dentistico e l’applicazione dalla tua leadership interpersonale.
Ti aspetto nel prossimo episodio!
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